Willy, centinaia ai funerali. Il vescovo: «Sconfitti davanti a questa bara, abbiamo fallito»

12 Set 2020 13:05 - di Paolo Lami

Una lieve carezza sulla bara in legno chiaro ha suggellato l’ultimo addio della sua mamma a Willy, il 21enne ammazzato a calci e pugni a Colleferro la notte fra sabato e domenica da 4 sbandati che lo volevano così punire per aver tentato di sedare una rissa e proteggere un amico.

In un clima di intensa commozione in centinaia hanno partecipato questa mattina, intorno alle 10, nel campo sportivo di Paliano, in provincia di Roma, ai funerali di Willy Monteiro Duarte.

Presenti, fra gli altri, il premier Conte e anche l’ex calciatore della Roma Bruno Conti, oggi dirigente del settore giovanile giallorosso, che al funerale ha portato una sua maglietta autografata, un omaggio per il giovane tifoso della Roma assassinato.

La polizia locale di Artena e Paliano ha fatto strada al carro funebre verso il piccolo comune, dalla camera ardente del Policlinico di Tor Vergata dove il corpo di Willy, devastato dai calci e dai pugni, era stato compassionevolmente ricomposto.

All’esterno della saletta della camera mortuaria del Policlinico, sul libro per le firme e le dediche, decine le pagine di pensieri in memoria del ragazzo ucciso nel corso del pestaggio domenica scorsa a Colleferro.

“Angelo coraggioso, non ti dimenticheremo”, “resterai per sempre con noi”. All’interno, mamma Lucia, in piedi davanti alla bara stremata dalla fatica e dal dolore.

Accanto a lei l’altra figlia e il marito che cercano di farle forza. Indossano camicie bianche, lo stesso colore dei fiori che circondano il feretro e dei palloncini che, più tardi, gli amici di Willy lasceranno andare in cielo per l’ultimo addio al giovane capoverdiano.

Gli agenti e i funzionari si affacciano nella sala ogni tanto. E, poi, ne escono con gli occhi lucidi.

Lo fanno anche molte persone comuni. Parenti che piangono altre persone che non ci sono più, operatori sanitari.

Tre di loro entrano nella sala per manifestare la loro vicinanza alla famiglia Monteiro.

Ho un figlio che ha 18 anni, pochi in meno di Willy“, racconta Angela, tra le lacrime. “Quello che è successo riguarda tutte le madri, è un dramma di tutte le famiglie. Mi sono sentita di fare le condoglianze alla madre e di dirle che il sacrificio del suo angelo non sarà dimenticato. Mi ha ringraziato con un filo di voce, non aveva nemmeno la forza di parlare”, dice.

Non ci sono amici perché aspettano Willy a Paliano. Alle 9.10 il feretro viene trasferito sul carro funebre.

Davanti alla camera mortuaria c’è un piccolo gruppo di persone in raccoglimento. Mamma Lucia è sempre dietro, in piedi con il suo dolore composto, senza mai perdere lo sguardo dalla bara in legno chiaro che custodisce il corpo del figlio. Quell'”angelo coraggioso” che Paliano è pronta a salutare per l’ultima volta.

L’arrivo del carro funebre con il corpo di Willy al campo sportivo di Paliano è un tumulto di sentimenti ed emozioni tenute a freno con fatica.

Questo giovane ci lascia un grande insegnamento. Un insegnamento che non vorrei che, trascorsi questi giorni pieni di coinvolgimento emotivo, di giusta compassione per Willy e la sua famiglia, di sdegno verso coloro che hanno compiuto un gesto inumano, cadesse come troppo spesso accade nell’oblio o nel fermarsi a qualche targa, monumento commemorativo, intitolazione di qualche torneo di calcio o cose del genere”, dice, rivolto alla folla, il Vescovo di Tivoli e di Palestrina, Mauro Parmeggiani iniziando la sua omelia nel campo sportivo di Paliano.

“Una vita senza Dio, una vita senza la Verità con la V maiuscola che illumina scelte, stili di vita, mente, cuore, è una ‘vita non vita’ – continua – che anche se è rivestita di apparente forza in realtà è debolissima. E in balia del nulla che si maschera dietro al culto del corpo, della forza, dello sballo, dell’indifferenza, della superficialità“.

Invita a non dimenticare la lezione, il Vescovo. “Perché la morte barbara e ingiusta di Willy non cada nell’oblio – incalza – impegniamoci tutti, istituzioni, forze dell’ordine, uomini e donne della politica, della scuola, dello sport e del tempo libero, Chiesa, famiglie e quanti detengono le chiavi di un potere enorme: quello dei media e, in particolare, dei media digitali, a comprometterci insieme, al di là di ogni interesse personale e senza volgere lo sguardo fingendo di non vedere, a riallacciare un patto educativo a 360 gradi”.

Affidiamo al Padre l’anima di Willy che in questi giorni tutti gli italiani e le italiane di buona volontà hanno sentito come uno di famiglia – ha continuato l’alto prelato. – Chiediamo a Dio anche la forza per saper un giorno perdonare chi ha compiuto l’irreparabile. Perdonare ma anche chiedendo che essi percorrano un cammino di rieducazione secondo quanto la giustizia vorrà disporre e in luoghi, come ad esempio le carceri. Che devono essere sempre più ambienti di autentica riabilitazione dell’umano” ha concluso riferendosi ai quattro sbandati arrestati per l’omicidio del 21enne capoverdiano.

Che Dio accolga l’anima di Willy, faccia fiorire i tanti germogli di bene che in questi giorni abbiamo visto in molti adolescenti e giovani che speriamo protagonisti di un mondo migliore del nostro. E perdoni tutti noi che davanti a questa bara ci sentiamo sconfitti – ha concluso monsignor Parmeggiani – perché non abbiamo saputo puntare, per l’ennesima volta, sull’Unico che salva e dobbiamo dolorosamente constatare che il nostro impegno per umanizzare il mondo, tanto spesso prescindendo da Dio, è fallito“.

La carezza della mamma sulla bara di Willy, prima che fosse caricata sul carro funebre al termine delle esequie ha concluso il funerale. Un gesto lieve ma pesantissimo.

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