Ciccozzi (Campus Bio-Medico): «Il virus è contagiosissimo, dobbiamo tenere i nervi saldi»
«Il lockdown è una misura estrema, spero che non ci arriveremo». Lo sottolinea all’Adnkronos Salute Massimo Ciccozzi, dell’Università Campus Bio-Medico. Si dice «preoccupato per questa nuova fase, ma non spaventato. La maggioranza dei nuovi casi è composta da asintomatici. E i colleghi mi segnalano che i ricoveri negli ospedali sono di media gravità. Inoltre i dati ci dicono che la mortalità non è elevata. Quello che è fondamentale, adesso, è implementare il distanziamento: la distanza è la chiave contro il virus».
Ciccozzi (Campus Bio-Medico): «Il virus non ha perso contagiosità»
«Distanza nei negozi, sui mezzi pubblici, nei locali. Sars-Cov-2 è infatti contagiosissimo. In questi mesi è mutato, come abbiamo visto analizzandolo», spiega lo studioso. «Ma non ha perso contagiosità. Possiamo difenderci rispettando il distanziamento, usando le mascherine e non dimenticando l’igiene. Queste sono le uniche armi che abbiamo in attesa di del vaccino. Ma sono armi che funzionano, se le adottiamo tutti insieme», assicura Ciccozzi. «Abbiamo anche delle terapie efficaci, da usare quando ci sono i sintomi. La ricerca infatti non è stata con le mani in mano».
«Dobbiamo tenere i nervi saldi»
L’epidemiologo del Campus Bio-Medico invita dunque a tenere i nervi saldi. Occorre usare il buonsenso. «Ci sono state un po’ di polemiche sulla raccomandazione a limitare gli inviti in casa. Ebbene, nessuno manda la polizia a controllare, perché è anticostituzionale. Ma riunirci in tante persone in spazi piccoli in questo momento rappresenta un rischio. Facciamo attenzione tutti insieme. Non abbassiamo la guardia. Dobbiamo rinunciare per qualche mese alla movida», aggiunge Ciccozzi. «È meglio farlo piuttosto che essere costretti a interrompere le lezioni a scuola».
«I giovani scienziati devono restare in Italia»
Questa pandemia ha fatto emergere anche «l’importanza fondamentale, come sottolineato più volte da Walter Ricciardi, di rafforzare la sanità del territorio. Ma occorre anche finanziare la ricerca. Facciamo in modo che i giovani scienziati scelgano la ricerca di base. E soprattutto che restino da noi. Lo Stato spende 500mila euro per formare un dottorando. Soldi buttati se poi questi giovani sono costretti ad andare all’estero».