Covid, Massimo Giannini in terapia intensiva. Accuse al governo: “Non è stato fatto nulla, siamo nei guai”
Il direttore della Stampa, Massimo Giannini, sta male, malissimo. Ha il Covid da quindici giorni e da cinque è in terapia intensiva in un ospedale torinese, da dove, oggi, ha dettato per il giornale che dirige, La Stampa, un durissimo editoriale di rabbia e protesta. Che parte con un racconto personale , umano e commovente, che fa giustizia di quell’atteggiamento superficiale e rancoroso che lo aveva portato, nei mesi scorsi, a scaricare le colpe del coronavirus sul centrodestra con pesanti ironie su Salvini.
Massimo Giannini e l’allarme Covid
“Scusate se riparlo di me. Oggi “festeggio” quattordici giorni consecutivi a letto, insieme all’ospite ingrato che mi abita dentro. Gli ultimi cinque giorni li ho passati in terapia intensiva, collegato ai tubicini dell’ossigeno, ai sensori dei parametri vitali, al saturimetro, con un accesso arterioso al braccio sinistro e un accesso venoso a quello destro. Il Covid è infido, è silente, ma fa il suo lavoro: non si ferma mai, si insinua negli interstizi polmonari, e ha un solo scopo, riprodursi, riprodursi, riprodursi. Meglio se in organismi giovani, freschi, dinamici….”, racconta il giornalista, ex editorialista di Repubblica. Che accusa “la gente che non vuol vedere e si rifiuta di capire”, ma se la prende anche con i politici.
Le accuse alle Regioni e al governo Conte
“Dopo il disastro di marzo-aprile dovevamo fare 3.443 nuovi posti letto di terapia intensiva e 4.200 di sub-intensiva, ma ne abbiamo fatti solo 1.300: di chi è la colpa? – si chiede Giannini – Mancano all’appello 1.600 ventilatori polmonari, dice il ministro Boccia: di chi è la colpa? Dovevamo assumere 81 mila tra medici infermieri e operatori sanitari, ma al 9 ottobre ne risultano 33.857, tutti contratti a termine: di chi è la colpa? L’odissea tamponi al drive in è una vergogna nazionale, in una regione come il Lazio dura da mesi e ancora non è chiaro quali strutture private siano abilitate a fare che cosa, tra test antigenici e molecolari, e mentre famiglie con bambini fanno le file di notte in automobile, un assessore che Zingaretti farebbe bene a cacciare domattina stessa vaneggia di “psicosi”: di chi è la colpa?”.
“Qualcosa in più dell’ultimo Dpcm si può fare…”
Il giornalista chiede misure drastiche, un lockdown rigido ma anche maggiore sostegno alle categorie produttive che stanno sopportando da marzo la crisi causata dal contagio del Covid. “Chi subisce perdite ulteriori dovrà essere risarcito. Il governo ha risorse da reperire, se solo la piantasse di tergiversare sul Mes o non Mes. Aziende e sindacati hanno interessi da condividere, se solo la finissero di inseguire un assurdo conflitto sociale a bassa intensità. La pandemia sta accorciando ancora una volta il respiro della nostra democrazia. Provare a impedirglielo tocca solo a noi…”. In bocca al lupo, Massimo.