Delitto di Lecce, “De Marco stava capendo di essere gay”. Il killer si era innamorato di Daniele?

3 Ott 2020 15:34 - di Davide Ventola
De Marco

Non ci sarebbe l’invidia ma un movente sessuale dietro la mattanza di Daniele De Santis ed Eleonora Manta. È la nuova pista indicata da un coinquilino del killer, Antonio De Marco. “Stava capendo di essere gay e cercava di reprimere la sua natura omosessuale”, ha detto ieri sera a Quarto Grado uno dei ragazzi che viveva con lui.

“Forse De Marco era innamorato di Daniele”

Poche parole e grande commozione. Parla a “Pomeriggio Cinque” la nonna di Eleonora Manta, uccisa con il fidanzato Daniele De Santis nella loro casa a Lecce da Antonio De Marco, reo confesso per il quale il gip ha convalidato il fermo. “Credo che nella sua testa fosse innamorato di uno o dell’altra”, dice l’anziana che non riesce a nascondere il dolore.

“Ha vomitato quando ha visto quello che aveva fatto”

Dalla Procura di Lecce trapela che l’infermiere 21enne ha avuto conati di vomito quando gli sono stati mostrate le foto dei corpi straziati di Daniele ed Eleonora. In carcere, invece, dicono i suoi legali, ha chiesto un libro di preghiere.

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La criminologa: “Un modus operandi tipicamente sessuale”

Secondo la criminologa Ursula Franco, «il corpo a corpo, l’accoltellamento e lo smembramento sono caratteristiche degli omicidi sessuali commessi da soggetti sessualmente incompetenti. L’accoltellamento e lo smembramento possono rappresentare atti sessuali sostitutivi». Nelle ore successive al duplice omicidio, gli inquirenti erano orientati su un corteggiatore deluso della donna, forse un ex collega. La pista passionale restava infatti, quella più probabile, soprattutto l’accanimento dell’omicida nei confronti dei due corpi. Insomma, il modus operandi era tipico del delitto passionale, per motivi sessuali. Va detto che, a specifica domanda dei cronisti, il comandante dei carabinieri Paolo Dembech ha specificato che De Marco non risulta fosse gay.

De Marco ha sbudellato i corpi e li ha appesi alla porta

Di sicuro, un massacro dettato dalla pura invidia sarebbe un caso più unico che raro nella casistica criminale. Nell’ordinanza del giudice Michele Toriello si legge tra l’altro: “L’accanimento di De Marco sui cadaveri, che ha sbudellato un cadavere e appeso i relativi reperti sulla porta di ingresso delle vittime è chiaramente rivelatore di quella spietata efferatezza e di quella malvagia e inumana crudeltà che – certamente – integrano gli estremi della contestata circostanza aggravante”. È probabile quindi che De Marco intendesse nascondere pezzi anatomici delle vittime in giro per l’appartamento e quindi la “caccia al tesoro”, di cui parla negli appunti, fosse stata pensata per gli inquirenti. Un dettaglio, questo, ancora più agghiacciante.

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