«Dirò sempre negro». La provocazione di Spirlì, assessore gay leghista, nemico della «lobby frocia»
Una botta micidiale al “politicamente corretto“. Che però non arriva (botta numero due) da esperti in gare di rutti e peti o da habituè delle sagre del pecoreccio. E neanche da un cultore dei film di Checco Zalone, ma da un intellettuale raffinato e libertario che per raccontare se stesso ha scritto il Diario di una vecchia checca. Si chiama Nino Spirlì ed è – ecco la botta che stende definitivamente i radical-chic ancora in piedi – assessore leghista nella giunta calabra guidata da Iole Santelli.
Fa parte della giunta calabrese guidata da Iole Santelli
La premessa era d’obbligo prima di rendicontarvi su quel che Spirlì si è fidato di dire nel corso di un convegno sull’egemonia culturale in quel di Catania. Allacciate le cinture e preparatevi al decollo. «Ci stanno cancellando le parole di bocca, come se dire “zingaro” sia già un giudizio negativo, “negro” è la stessa cosa. In calabrese dico niurio per dire negro, non c’è altro modo ». Così parlò il leghista di Taurianova. Solo pochi anni fa, quando il mondo era meno isterico e più normale, parole così sarebbero passate inosservate. Se infatti Iva Zanicchi ci allietava con Prendi questa mano, zingara, da sinistra era un cantautore duro e puro come Claudio Lolli a parlare di zingari felici.
Spirlì è un raffinato intellettuale di estrazione liberale
Canzoni così oggi sarebbero vietate dalla censura, non dichiarata, ma ben attiva ed operante, del politically correct. Un muro gommoso e dolciastro quasi impossibile da perforare con il ragionamento. Ma a volte c’è più forza argomentativa in una provocazione che nella logica. Così almeno avrà pensato Spirlì, allevato in una famiglia liberale, prima del suo pirotecnico finale. Eccolo: «Nessuno mi può venire a dire “non puoi dire che sei ricchione” per dire che sei “ricchione”, perché sei omofobo». Perciò, ha aggiunto, «guai a chi mi vuole impedire di usare la parola ricchione per dire che sei ricchione». La conclusione è da ola: «Non c’è cosa più brutta della lobby “frocia”, quella a cui dovrei appartenere io. Dirò “negro” e dirò “frocio” fino all’ultimo dei miei giorni».