Il video di Rampelli: «Tenda della Croce rossa per le mogli dei pescatori. Di Maio, vieni qui»
“Tra le vergogne italiane c’è anche questa che vedete dietro di me”. Fabio Rampelli torna ad accendere i riflettori sullo scandalo del sequestro libico dei pescatori di Mazara del Vallo. In una diretta video da piazza Montecitorio, con alle spalle il presidio delle mogli dei pescatori, il vicepresidente della Camera torna a chiedere l’impegno del governo. Per la liberazione dei pescatori da due mesi nelle galere di Bengasi. E per il risarcimento economico alle famiglie che da due mesi vivono senza stipendio.
Rampelli: una tenda per le famiglie dei pescatori
Rampelli annuncia anche l’arrivo in giornata di una tenda termo-riscaldata messa a disposizione della Croce rossa italiana per consentire alle famiglie di proseguire la “loro legittima protesta in condizioni decorose”. Protesta che finora è stata ignorata dal governo Conte e dalla Farnesina. “Riportate a casa in nostri amici, padri, figli, mariti, uomini di mare, pescatori italiani. Conte, Di Maio non lasciateci soli”. E’ lo striscione che le famiglie dei pescatori di Mazara hanno issato di fronte a Montecitorio.
“Basta con il basso profilo, Di Maio venga qui”
“Immagino e spero che il governo stia facendo una trattativa con il generale Haftar. Ma bisogna essere più energici. La logica del basso profilo in passato ci ha portato i marò lontano da casa per due anni. Non deve finire così. Ieri ho cercato il ministro degli Esteri Di Maio per dirgli ‘vieni qua, queste persone ti aspettano, non sono ostili’. Si aspettano una mano tesa”. Rampelli tallona la Farnesina e si augura che il suo video rimbalzi il più possibile sui social perché ci sia un’attenzione adeguata su una tragedia che, anche a causa del covid, sta passando inosservata. “Diffondete questo appello – dice su Facebook – affinché Conte e Di Maio vadano a incontrarle, ascoltino, comprendano. Affrontino insieme al problema politico il dramma umano e sociale e portino una voce di speranza a persone umili ma colme di dignità”.
Il governo ristori le mogli senza stipendio da due mesi
Ci sono diverse questioni sul tappeto. “La prima logistica. Anzi umana. Chi protesta e ha ragione da vendere non può stare così. Buttato per terra da oltre 30 giorni e 30 notti. Come è capitato a loro. Si tratta delle mogli e delle figlie dei pescatori sequestrati. E dei proprietari dei due pescherecci sul lastrico”, spiega Rampelli. Che si è attivato con il presidente Fico, la Croce Rossa e la Questura di Roma per l’allestimento di una tenda termo-riscaldata. Un gesto di umanità “perché queste famiglie possano manifestare in autunno avanzato in condizioni dignitose la loro protesta per tenere viva l’attenzione su un caso internazionale”.
Infine le conseguenze economiche e sociali del sequestro dei pescatori siciliani. “Con le attività chiuse queste famiglie umili hanno bisogno di essere sostenute. Prima contavano sui 1000 euro di stipendio dei capifamiglia pescatori. Ora questi stipendio è sospeso e sono a rischio fame. Il governo deve provvedere a ristorarli. Ci sono fondi utilizzati in modo discutibile, talvolta anche per pagare i riscatti. Il governo si attivi subito. Prima che gli armatori falliscano e le famiglie arrivino alla fame“.