La cena di Carfagna e Toti alza la tensione in FI: la strategia spiegata davanti a un tiramisù

9 Ott 2020 8:10 - di Edoardo Valci
cena di carfagna e toti

Gli “invitati” alla cena di Carfagna e Toti circondano un tavolo a “U”, necessario per garantire il distanziamento anti Covid. Sono al ristorante dell’Hotel Valadier in via della Fontanella, a due passi da piazza del Popolo. Davanti hanno un piatto di fusilli, qualche fetta di tagliata e tiramisù finale, I due “padroni di casa” delineano i contorni del loro progetto politico, destinato, di fatto, a coprire a sinistra la Lega di Matteo Salvini.

La cena di Carfagna e Toti: la “gamba moderata”

Niente scissioni, per carità. «La riflessione politica che abbiamo iniziato tra di noi non è in contrapposizione con Forza Italia. Siamo solo preoccupati del futuro dei moderati italiani», puntualizza l’azzurra Mara Carfagna Si prova a costruire quella gamba moderata che manca a un centrodestra tutto a trazione sovranista. Dunque, la vicepresidente della Camera frena sull’idea di superare Forza Italia. Smentisce strappi. Ma il governatore ligure e i suoi si spingono più avanti e guardano oltre i confini del movimento lanciato da Silvio Berlusconi nel ’94. Ne pronosticano l’inevitabile superamento dopo l’ultimo deludente 5-6 per cento racimolato alle regionali.

L’esperienza di FI «è declinata al passato»

La cena di Carfagna e Toti è per 15 fedelissimi. L’ex ministro del governo Berlusconi Paolo Romani, forzista di lungo corso e ora senatore di ‘Cambiamo con Toti’, non usa giri di parole. Serve un nuovo contenitore politico moderato. «Se vogliamo che questa area popolare, liberale e riformista abbia cittadinanza nell’attuale scenario politico, è purtroppo obbligatorio considerare la straordinaria esperienza politica di Forza Italia. Un’esperienza ormai declinata al passato».. Con «questa cena ricominciamo da dove ci eravamo fermati», dice Romani. Ricorda infatti l’estate del 2019, quando «Berlusconi nominò coordinatori nazionali di Fi proprio Carfagna e Toti», con l’obiettivo di «cambiare il partito».

L’area riformista e liberale

«Non si è criticato nessuno», «non si vuole creare nessuna spaccatura», assicurano i più. C’è chi smentisce poi l’ipotesi di gruppi parlamentari autonomi e chi la considera solo prematuro parlarne. Sta di fatto che il progetto va avanti e si prova a fare sul serio. Tutti partono da un presupposto incontrovertibile: «Senza un’area riformista liberale e moderata non si vince». «Si lavora nella speranza che venga fuori qualcosa», dice a mezza bocca uno dei partecipanti alla cena.

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