Mezzo secolo di fumetti (1908-1945) in Italia: un libro ricostruisce storie, autori e personaggi

11 Ott 2020 20:37 - di Riccardo Arbusti

Quando non c’erano i social, la smart tv, le piattaforme di distribuzione di film a pagamento e tutte le dimensioni odierne dell’intrattenimento creativo, i ragazzi, i bambini e gli adolescenti del Novecento si formavano (e sognavano) soprattutto con i fumetti. In Italia, in particolare, dall’inizio del secolo i “giornaletti” o “giornalini”, come venivano chiamati i periodici che li pubblicavano, hanno rappresentato insieme al cinema il principale veicolo di costruzione ed elaborazione
dell’immaginario generazionale.

Un libro sulla storia del fumetto dal 1908 al 1945

Dalle storie dei personaggi del Corriere dei Piccoli a quelli di Topolino, da Il giornale del Balilla all’Avventuroso, dall’Audace a il Vittorioso, gli anni Trenta sono stati senz’altro la cosiddetta età dell’oro di questo fenomeno. Quanto hanno inciso sui modelli e sullo stesso linguaggio personaggi come Bonaventura, il Gatto Felix, Topolino e Paperino, Cino e Franco, Mandrake o Flash Gordon? Arriva ora un libro – Dal Signor Bonaventura a Saturno contro la Terra. Agli albori del fumetto in Italia (1908-1945), scritto da uno studioso come Pier Luigi Gaspa ed edito da Carocci (pp. 279, euro 21,00) – estremamente documentato e che si legge come un romanzo.

La cultura fumettistica

È un viaggio nei quasi quarant’anni che hanno segnato l’arrivo e lo sviluppo del fumetto nel nostro paese e che coincidono con l’inizio del secolo, la Grande Guerra e gli anni del consenso di massa al fascismo. Anni che possono essere anche meglio analizzati e compresi proprio attraverso la dimensione di uno dei fenomeni dell’immaginario allora molto influente e diffuso tra i giovani e non solo. Attraverso la vicenda delle principali testate – i “giornaletti”, appunto – che hanno diffuso da noi la cultura fumettistica, Gaspa riesce a raccontare anche il rapporto di esse con la società civile, la modernizzazione e la politica del tempo.

Nel 1908 Il Corriere dei Piccoli

Il tutto parte il 27 dicembre 1908 con la pubblicazione de Il Corriere dei Piccoli, supplemento illustrato del Corriere della Sera. L’idea di una rivista settimanale dedicata al pubblico dei ragazzi fu di Paola Lombroso Carrara, primogenita dello psichiatra e criminologo Cesare Lombroso. Il direttore del Corriere, Luigi Albertini, dà il via libera e sarà grande successo. All’inizio non ci saranno le nuvolette – i balloon tipici dei comics statunitensi – ma didascalie in rima sotto i disegni. Ma poi, con gli anni, ci si adeguerà al modello straniero.

I personaggi di importazione Usa

E a personaggi d’importazione Usa – primo tra tutti Buster Brown, da noi rinominato Mimmo, ma poi Fortunello oltre ai noti Bibì, Bibò e il Capitan Cocoricò – si affiancheranno personaggi di artisti italiani, tra i quali Bilbolbul, Quadratino e il Signor Bonaventura. Col tempo, arriveranno anche i fumetti d’avventura, grazie a
coraggiose case editrici come Saev, Nerbini e Mondadori. Tra i loro eroi: l’Uomo Mascherato, Mandrake, Flash Gordon, Cino e Franco… ma anche gli italiani Dick Fulmine e Furio Almirante. Poi, con la seconda guerra mondiale, la difficoltà di importare fumetti Usa costringerà il ministero della Cultura popolare a favorire lo sviluppo di una scuola del fumetto autoctono, che aveva già  dato notevoli esempi di storie e personaggi, ma che ottiene giocoforza maggiore spazio a disposizione sulle testate in edicola.

Gli autori del fumetto italiano

Aumenta, negli anni Quaranta, il numero di storie e autori, alcuni dei quali diventano vere icone del fumetto italiano, come Benito Jacovitti e Gianluigi Bonelli. Autori che si affiancano a nomi come Antonio Rubino, Giovanni Manca, Carlo Bisi, Yambo (Enrico Novelli), Sto (Sergio Tofano), Attilio Mussino per il fumetto umoristico, e Rino Albertarelli, Antonio Canale, Walter Molino, Giovanni Scolari e Federico Pedrocchi per quello avventuroso.

La fantascienza fumettistica

Nell’addentrarsi nel genere avventuroso, Gaspa, si sofferma su un genere narrativo ben preciso: la fantascienza fumettistica italiana. Sia perché si sviluppa proprio negli anni Trenta, sia per l’importanza data nella politica modernizzatrice di quegli anni agli sviluppi tecnologici: non per nulla la figura più presente nelle storie italiane del genere è quella dell’ingegnere, il tecnologo per definizione, colui che costruisce qualcosa, in genere macchine, se possibili volanti. “Al suo fianco – rileva Gaspa – c’è proprio il pilota, l’aviatore, altra figura carismatica del regime che aveva eletto l’aeroplano a simbolo di potenza sulle orme del movimento futurista e di Filippo Tommaso Marinetti, che più in generale avevano già esaltato le doti di velocità e di potenza della macchina, non solo volante”.

 

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