Nizza, indignarsi non basta più. Anche perché il vessillo dell’Islam è nelle mani di Erdogan
Tre morti, tra cui due donne, una delle quali decapitata. È il bilancio ancora provvisorio dell’attentato consumato questa mattina nella basilica di Notre-Dame a Nizza. Poche ore dopo, a Gedda, in Arabia Saudita, una guarda in servizio presso il consolato francese è stata accoltellata. Per fortuna non rischia la vita. Che cosa dire che il nostro stupore di gente civile non abbia già detto. Certo, ci sentiamo tutti francesi. Ma l’abbiamo detto solo una settimana fa, quando il rasoio del fanatico di turno ha mozzato la testa di un giovane professore. Il boia islamista non aveva gradito che avesse scelto la strage di giornalisti nella redazione del Charlie Hebdo per spiegare la libertà d’espressione ai suoi studenti. Già, la strage. Era il gennaio del 2015. Anche allora – ricordate? – gridammo in coro je suis Charlie.
Ancora Nizza nel mirino degli islamisti
E ci sentimmo tutti ancora più francesi quando a morire nell’attentato al Bataclan di Parigi furono in novanta. E anche quando il macabro bilancio, pur meno cruento, fu arrossato dal sangue dei bambini investiti come birilli ancora a Nizza. Sul lungomare. Insomma, ogni volta è risuonato l’agghiacciante grido di Allah Akbar, abbiamo sempre risposto con reazioni composte, razionali e soprattutto politicamente corrette. Tutto sempre uguale. Come se la voglia di mattanza dei carnefici e l’indignazione che ne deriva fossero parti di un unico copione, forme di una medesima liturgia. Infatti, non è servito ad arginare l’estremismo islamista. Ma tant’è: l’Europa sedata e rinunciataria rifugge dalle sfide impegnative.
Il leader turco vuole l’egemonia sul Mediterraneo
Immersa nel libro mastro che testimonia della sua opulenza, neanche si accorge di quel che si muove minacciosamente ai suoi confini. Mentre la Francia è sotto attacco, il suo presidente Macron duella con il suo omologo turco Tayyip Erdogan. Di mezzo ci sono gli interessi della geopolitica e della geoeconomia. Ma non può sfuggire che la linea d’attacco scelta da Erdogan («che problemi ha Macron con i musulmani?») mira a farne il nuovo capo dell’Islam. La vera notizia è che a ispirarne la strategia verso l’Europa, più che il modernizzatore Ataturk, è il feroce Saladino. Parliamo della seconda potenza militare Nato e della diciassettesima economia mondiale. Anche per questo, l’orrore di Nizza ci dice che il nostro indignarci non basta più.
Purtroppo Trump perderà le elezioni, altrimenti ci sarebbe qualche possibilità di prendere le distanze dalla Turchia che ormai non deve stare più nella Nato. Abbiamo in nemico nell’alleanza.