Nobel per la pace al WFP, agenzia Onu per la fame nel mondo. Greta è la grande sconfitta

9 Ott 2020 13:32 - di Carlo Marini
Wfp Nobel pace

Niente da fare per Greta Thunberg e per i suoi fan. A sorpresa, il Comitato norvegese dei Nobel ha infatti conferito il premio Nobel per la Pace al World Food Programme (Wfp), agenzia Onu con sede a Roma. La motivazione? Per essere “una forza efficace nella lotta alla fame”, sottolineando il ruolo che sta avendo anche in questo momento di aumentate sfide a causa dell’epidemia di Covid.

“Per i suoi sforzi nel combattere la fame, i suoi contribuiti per migliorare le condizioni per la pace nelle zone di conflitto. E per agire come una forza che impedisce l’uso della fame come arma nelle guerre e nei conflitti”. Inoltre, “la pandemia di coronavirus ha contribuito ad un forte aumento del numero delle vittime della fame nel mondo. Fino a quando non si avrà un vaccino, il miglior vaccino contro il caos è garantire che ci sia cibo”. Il comitato norvegese dei Nobel ribadisce che il la decisione di premiare il World Food Programme è indipendente dalla situazione determinata dal Covid ma che questa rende “più urgente la lotta alla fame”.

“In Paesi come lo Yemen, la repubblica Democratica del Congo, Nigeria, Sud Sudan e Burkina Faso, la combinazione di conflitti volenti e pandemia ha portato ad un drammatico aumento del numero delle persone che rischiano di morire di fame”, si legge ancora nella motivazione, che sottolinea come la “pandemia di coronavirus ha contribuito ad un forte aumento delle numero delle vittime della fame nel mondo”.

Nobel Pace al Wfp: “Ha gestito bene l’emergenza Covid”

“Di fronte alla pandemia il Wfp ha dimostrato una straordinaria capacità di intensificare i propri sforzi – continua la motivazione – come ha dichiarato la stessa organizzazione, ‘fino a quando non avremo un vaccino medico, il cibo è il miglior vaccino contro il caos”.

E ancora: “Il legame tra fame e conflitti armati è un circolo vizioso: la guerra ed i conflitti possono provocare insicurezza e fame, così come la fame e l’insicurezza alimentare possono provocare l’esplosione di conflitti latenti ed innescare la violenza. Noi non centreremo mai l’obiettivo di zero affamati a meno che non mettiamo fine alle guerre ed ai conflitti”, conclude il Comitato.

Con il premio Nobel per la pace al Wfp, il Comitato norvegese intende lanciare un “appello alla comunità internazionale affinché non sottragga finanziamenti” a queste e altre agenzie che si occupano di lotta alla fame, ha spiegato rispondendo alle domande di giornalisti Berit Reiss-Andersen, a capo del Comitato. Di sicuro, Greta Thunberg dovrà attendere l’anno prossimo. Sempre che non sia già passata di moda.

Wfp ha il quartier generale a Roma

Fra il World Food Programme (Wfp) e l’Italia esiste da sempre un rapporto speciale. Sin dalla sua fondazione, nel 1961, il Wfp ha il quartier generale a Roma. Dalla Capitale italiana coordina tutte le operazioni attraverso i suoi sei uffici regionali e i suoi uffici di rappresentanza.

Fu proprio l’Italia a volere la sede centrale del Wfp a Roma. Questo nell’ambito della scelta strategica del governo italiano di ospitare sul proprio territorio le organizzazioni multilaterali che costituiscono il cosiddetto “Polo agroalimentare” delle Nazioni Unite.

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