Omofobia, la “legge bavaglio” arriva al voto alla Camera. Meloni: «Ecco le priorità di Pd e M5S»
Non è con “il favore della notte”, ma – insomma – poco ci manca. Mentre il Paese è incollato alle drammatiche notizie sul coronavirus e si ritrova alle prese ormai anche con l’esplosione dei disordini di piazza, arriva al voto alla Camera la controversa legge Zan sull’omofobia. Una “legge bavaglio” che divide il Paese, ma che la maggioranza rosso-gialla vuole ad ogni costo.
Meloni: “Ecco le priorità di Pd e M5s”
“Le priorità di Pd e M5S per combattere l’epidemia e aiutare il tessuto produttivo: arriva in discussione in aula al Parlamento la legge sull’omotransfobia. Poi sarà la volta di quella sullo Ius soli. Il resto può aspettare, tanto mica stiamo vivendo una crisi economica epocale”, ha commentato Giorgia Meloni su Twitter.
Libertà a rischio con la “legge bavaglio” sull’omofobia
Il relatore Alessandro Zan del Pd, intervistato a Rainews24, ha sostenuto che “il ddl anti omofobia dovrebbe essere una legge che abbraccia l’intero l’arco parlamentare, perché è un provvedimento contro i crimini di odio e a tutela delle persone più vulnerabili come i disabili“. In realtà, come notato da più parti la legge, la legge aprirebbe la strada a considerare reato qualsiasi opinione non conforme a quelle che finiscono sotto il cappello Lgbt. Vale a dire che, potenzialmente, dirsi contro la teoria gender o l’utero in affitto o, di contro, dirsi a favore della famiglia naturale e del diritto di un bambino a una madre e un padre potrebbero essere considerati reati d’odio e come tali sanzionati. Roba che c’entra davvero poco con la tutela dei disabili, inserita frettolosamente all’ultimo e per altro già prevista dalle leggi esistenti.
L’incredibile richiesta del Gay center
A conferma dei veri intenti della legge è stata ribadita oggi anche un’incredibile richiesta del Gay center su un ancor più incredibile articolo inserito nella legge. Si tratta, in particolare, dell’articolo 3, frutto di un compromesso parlamentare. Il testo recita: “Ai sensi della presente legge, sono consentite la libera espressione di convincimenti od opinioni; nonché le condotte legittime riconducibili al pluralismo delle idee e alla libertà delle scelte”. Dunque, la legge bavaglio sull’omofobia “consente” diritti costituzionalmente garantiti. E già questo di per sé non suona benissimo. Ma per il Gay center non va bene neanche così, perché “l’art. 3 – ha sostenuto il portavoce Fabrizio Marrazzo – farebbe passare per libertà di idee la libertà di offendere”. La richiesta della comunità Lgbt, se la logica non fa difetto, dunque, è di non “consentire” quei diritti costituzionali richiamati nell’articolo.
“A scuola sarà imposta l’ideologia gender?”
Sono stati poi il Centro Studi Livatino e l’Associazione Non Si Tocca La Famiglia a sottolineare che la legge mette a rischio anche la libertà educativa. “Il testo unico Zan mostra lo scopo di favorire l’ideologia gender, che nega la dimensione sessuata dell’essere umano e considera la naturale differenza fra uomo e donna una mera costruzione sociale”. “Con questo testo unico – chiedono quindi il Centro studi Livatino e l’Associazione non si tocca la famiglia – sarà ancora possibile per i genitori astenersi da percorsi educativi non condivisi? Gli insegnanti saranno liberi di affermare che uomini e donne sono uguali in dignità, ma biologicamente diversi? Genitori e insegnanti potranno ancora esprimere la propria opinione, per esempio sull’opportunità che un bambino cresca con due figure genitoriali di sesso diverso? Quali conseguenze – concludono le due associazioni – potrebbero avere queste limitazioni sul percorso di formazione dei minori?”.