Povia: «La sinistra nasconde tutto lo schifo di colore rosso. A partire da Mao, un criminale»
«Molti sostenitori specie di era sessantottina dovrebbero chiedere perdono per avere anche dalle nostre parti, esaltato un esaltato come Mao Zedong (1893-1976)». Lo scrive Povia sulla sua pagina facebook. Parole durissime contro l’ipocrisia di una certa sinistra che tenta sempre di mascherare la verità. Mao, afferma il cantautore, è stato «uno dei più grandi criminali della storia forse il numero 1. Chissà perché c’è sempre un’emorroide ideologica che tiene nascosto tutto lo schifo di colore rosso».
Povia contro chi «fa finta di nulla»
«Grazie anche a coraggiosi come Harry Wu o Jung Chang o Gerolamo Fazzini (Diari di martiri nella Cina di Mao) sappiamo che Mao era un criminale a favore della guerra, contro chiunque fosse contrario alla sua linea. Ma anche contro religiosi e pacifisti che chiamava “nemici senza fucile”. Persecuzioni che continuano ancora oggi». Però «i mass media, emorroidi della stampa, fanno finta di nulla».
Il Libretto rosso non è sigillo di libertà
«Ancora oggi», incalza Povia, «gran parte delle sinistre europee credono che il ‘Libretto Rosso’ sia sigillo di libertà e progresso. Un ex maoista Chen Yizi afferma di aver visto un documento segreto del Partito comunista che quantificava 80 milioni di morti per cause non naturali nel periodo del “Grande balzo in avanti£ (1958-61). Non è difficile capire che ogni tipo di ideologia integralista e assolutista, è un male per la società. Che sia comunismo, fascismo o stupidismo di genere».
Commenti a raffica al post di Povia
Tanti i commenti al post di Povia. «Caro Pappe», scrive Francesco S., «non toccare la sinistra… ti massacrano, loro sono i puritani». Flavio M. usa un’amara ironia contro i “compagni”: «È impossibile ragionare con loro. Diranno che la guerra dei passeri ideata da Mao era una scelta giusta. Diranno che le foibe non sono esistite e che in Italia c’è la democrazia». Leonardo S. non ha dubbi su Mao: «Un carnefice che ha sottomesso e assoggettato un popolo perbene».