Primo – Roma

7 Ott 2020 0:01 - di Redazione

Primo
Circonvallazione Gianicolense, 76 – 00152  Roma
Tel. 06/58200126
Sito Internet: www.osteriaprimo.com

Tipologia: tradizionale con spunti creativi
Prezzi: antipasti 9/19€, primi 11/16€, secondi 14/19€, dolci 7/8€
Giorno di chiusura: Domenica sera e Lunedì
OFFERTA
Ingresso in guida per questa sedicente osteria, che in realtà presenta una proposta da ristorante vero e proprio. Ci troviamo sulla Circonvallazione Gianicolense, zona in cui non è facile trovare parcheggio e per questo va lodata la convenzione gratuita che i gestori hanno stipulato con il garage al civico 98. Lasciata la macchina, si viene accolti da un menù organizzato in modo originale, per tipologia di cottura e ingrediente, integrato da alcuni piatti del giorno scritti nelle lavagne collocate sulla colonna centrale: parla di una cucina dalla moderata indole creativa in preparazioni che incuriosiscono, affiancate ad alcuni cavalli di battaglia della tradizione romana come la carbonara, qui davvero degna di nota, e a un percorso degustazione di 6 portate a 50 euro a fantasia dello chef. Accanto a tanta cura, stonano però alcuni particolari molto importanti colpevolmente trascurati, come per l’olio portato in tavola su richiesta di cui parleremo in seguito. Accolti da una deliziosa quenelle di pesce bianco, abbiamo dato il via alla nostra esperienza con un uovo pochè croccante con fonduta di parmigiano e tartufo, gustoso e ben eseguito, e con una meno riuscita tempura di verdure risultata unta e moscia, accompagnata da salsa agrodolce e maionese al basilico. Buoni, passando ai primi, i ravioli al cacao con ripieno di coda alla vaccinara serviti con fondente al pecorino e gel di mentuccia romana; li abbiamo preferiti agli spaghettoni Verrigni risottati nella bisque di gamberi e proposti con una battura di gamberi rossi crudi e lime, meno incisivi di quanto la preparazione lasciasse presagire e con un gioco di temperature non riuscito. Da rivedere pure i secondi provati: il petto d’anatra moulard cotto a bassa temperatura con tuberi e radici lo abbiamo trovato secco e troppo cotto, in una preparazione che non esaltava le caratteristiche della materia prima, mentre nell’involtino di ombrina e verza, quest’ultima prevaleva in un insieme comunque piacevole. Chiusura affidata al “ricordo di un biancomangiare”, un dessert che abbiamo apprezzato per la buona acidità, seguito da un caffè ben eseguito e di media persistenza e da un giro di amaro gentilmente offerto.

AMBIENTE
Le vetrate su strada leggermente rientrate rispetto ai muri portanti, permettono la collocazione di alcuni tavoli all’aperto e fanno intravedere un interno giocato su toni moderni, con il grande bancone a dominare la sala. Curata la mise en place.

SERVIZIO
Presente e disponibile, forse un filo pressante nel suggerire alcune scelte.

Recensione a cura di: Milano de La Pecora Nera – ed. 2020 – www.lapecoranera.net

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