Pronto soccorso sovraffollato? Zangrillo zittisce Severgnini: «Venga a vedere coi suoi occhi»
Duro botta e risposta tra Alberto Zangrillo e Beppe Severgnini sulla situazione negli ospedali. L’editorialista del Corriere rilancia la dichiarazione del primario di Terapia intensiva del San Raffaele di Milano che tranquillizzava gli italiani: «Sei positivi su dieci sono codici verdi, non è un disastro».
Severgnini contesta Zangrillo
A questa affermazione Severgnini ha allegato i dati del nosocomio commentando: «Professor Zangrillo, mi dispiace, ma le cose non stanno così. Questa la situazione nel Pronto Soccorso del suo ospedale, mezz’ora fa».
I dati mostrano il pronto soccorso come “sovraffollato” con 7 persone in codice rosso, 41 in giallo e 38 in verde e 1 in bianco. La replica di Zangrillo non si è fatta attendere: «Gentile Dott. Severgnini, il prospetto da lei presentato fotografa la presenza di pazienti in Pronto Soccorso suddivisa per codice di gravità. I positivi al SARS-CoV-2 rappresentano una parte. La attendo in Pronto Soccorso, anytime, per una sua eventuale verifica».
Zangrillo: «Sei positivi su 10 sono codici verdi»
Zangrillo prima del botta e risposta con Severgnini era stato chiaro. «Il mio osservatorio è piuttosto indicativo, il 60% dei pazienti» positivi al coronavirus «che giungono in ospedale vengono dimessi nelle 10 ore successive. Sono i cosiddetti codici verdi. Ritengo che questo dato sia assolutamente comprensibile, c’è un disorientamento generale delle persone che sono molto spaventate e trovano nell’ospedale un punto di riferimento. Nell’ospedale ci sono diversi livelli di cura. La semplice osservazione, una terapia di sostegno all’ossigenazione, l’assistenza ventilatoria non meccanica, fino alla situazione più estrema. Se un ospedale riesce a organizzarsi sul territorio in questo modo cerca di lavora in modo ordinato e coordinato». E poi ancora: «È indubbio che il virus circoli e sia estremamente contagioso. Le misure prese dal governo mirano a limitare gli spostamenti. Se vogliamo arrivare al controllo assoluto, non ci riusciremo mai».
«Non c’è il disastro»
E poi ancora: «Dobbiamo ragionare in un contesto internazionale: è un problema dell’Europa e del mondo. Nessuno nega che ci sia pressione sugli ospedali, una pressione che si riverbera sulle terapie intensive. Io ho fatto un appello per la massima attenzione a ricoveri dettati da reale necessità. La terapia intensiva deve essere considerata l’ultima tappa, dobbiamo essere certi che vada usata quando è realmente indicata, affinché non sia sottratta ad altri malati». E poi ancora: «Io sono preoccupato per la curva dei contagi, ma bisogna parlare di curva delle persone positive al coronavirus. La sintomatologia da lieve arriva ad essere grave, non dobbiamo perdere razionalità. Non c’è il disastro, dobbiamo dare informazioni corrette».