Speranza toglie la speranza: «Non fatevi illusioni, l’emergenza non è finita»
«L’emergenza non è finita», «ora dobbiamo alzare il livello di guardia». Il ministro della Salute, Roberto Speranza, lo sottolinea nelle sue comunicazioni alle Camere sul contenuto dei provvedimenti di attuazione delle misure di contenimento per evitare la diffusione di Covid-19. «Il quadro internazionale, europeo e nazionale segnala una mutazione di fase rispetto ai mesi passati» dice Speranza. E ricorda che «nel mondo ci sono stati più di 35 milioni di contagiati e un milione di morti».
E poi avverte a non farsi illusioni. «L’Italia è tra i grandi Paesi europei, insieme alla Germania, che sta reagendo meglio a questa seconda ondata. Ma sarebbe sbagliato pensare di esserne fuori. Sarebbe una valutazione priva di fondamento».
Infatti, «c’è una fase di peggioramento oggettivo: l’Italia sta meglio» rispetto ad altri Paesi europei. «Ma da 9 settimane i numeri sono in crescita» in tutta Italia. «A febbraio, marzo e aprile il virus – ricorda infatti il ministro – aveva colpito un pezzo d’Italia circoscritto, la Lombardia e alcune aree del Nord. Oggi non c’è più una dinamica di territorialità. I numeri segnalano una crescita diffusa e generalizzata che tocca tutti i territori. Nessuna Regione può sentirsi fuori dai rischi».
Speranza, contagiati e ricoveri
«In due mesi c’è stato un salto in avanti, un aumento significativo» di contagiati e ricoveri per Covid-19. «Attualmente sono 58.900 le persone positive, il 6 agosto erano 12.600. I ricoverati con sintomi sono 3.487, mentre i pazienti in terapia intensiva sono 323», contro «30 in estate. Numeri sostenibili per il Servizio sanitario nazionale», che però non devono illudere nessuno. La fase è cambiata anche in Italia, sottolinea il ministro.
I risultati ottenuti dall’Italia sul fronte della lotta a Covid-19 «non sono acquisiti per sempre. La sfida è aperta e tutto si rimette in discussione ogni giorno. Per questo bisogna insistere e continuare su quella linea della prudenza che finora credo ci abbia guidato. È questa la ragione di fondo per cui il presidente del Consiglio ha già annunciato pubblicamente che la valutazione del governo va nella direzione di una continuità rispetto allo Stato di emergenza fino al 31 di gennaio. Io credo personalmente che questa valutazione sia semplicemente corrispondente allo stato reale del Paese. L’emergenza non è finita, questa è la semplice verità con cui dobbiamo fare i conti».
«Per noi è fondamentale – spiega – mantenere quella impalcatura istituzionale che abbiamo costruito in questi mesi e che gravita attorno alla Protezione civile come soggetto fondamentale, ai suoi poteri di ordinanza, al commissario straordinario, al ruolo del Comitato tecnico scientifico che ha aiutato e supportato il Governo, le Regioni, persino i soggetti sociali nell’individuazione di strade adeguate». Anche «in questa stagione tutt’altro che facile di convivenza del virus. Penso che questa impalcatura, pur nella complessità delle situazioni, abbia funzionato e ci abbia consentito una maggiore rapidità di intervento di fronte alle necessità che si sono presentate».
Mascherine all’aperto
Speranza spiega che «nel Dpcm che ci accingiamo ad adottare, valutiamo l’estensione dell’obbligo delle mascherine anche all’aperto». «Le mascherine – sottolinea – sono il primo strumento essenziale quando si incontrano persone con cui non si convive». Da qui l’intento di estendere l’utilizzo «in maniera continuativa anche all’aperto. Dobbiamo continuare sulla linea della prudenza», esorta il ministro.
Più controlli
Dopo le mascherine, «la seconda regola che è essenziale e che abbiamo imparato in questi mesi è quella del distanziamento di almeno un metro e del divieto di assembramento. Sono norme già vigenti nel nostro Paese che però dobbiamo rendere più esecutive possibili dentro questa stagione di ripresa del contagio. E per questo noi lavoriamo nelle prossime ore con gli strumenti a nostra disposizione per aumentare il livello di controlli».
Più controlli «perché gli assembramenti sono un rischio reale che non possiamo permetterci – sottolinea il ministro – e che rischia di favorire un’ulteriore impennata della curva». Il terzo punto, continua Speranza, «ha a che fare con il lavaggio delle mani». Su queste tre regole, sottolinea, «c’è la piena condivisione di tutta la comunità scientifica mondiale. Voglio dirlo con tutto il garbo possibile: sarebbe profondamente sbagliato dividersi su questo. Non c’entra la politica, né la destra e la sinistra. Sono le indicazioni della comunità scientifica internazionale per provare a contrastare il virus e su questo credo che dovremmo dare un grande messaggio di unità del nostro Paese», esorta il ministro.
Superati 120mila test al giorno
«Stiamo rafforzando la nostra capacità di testing, che come è noto è un’arma fondamentale per gestire questa fase di transizione. Abbiamo superato nei giorni scorsi la soglia dei 120mila test al giorno. Una soglia molto più alta rispetto a quella che avevamo raggiunto in precedenza» evidenzia il ministro della Salute.
«Quando sono stato in Aula l’ultima volta, avevamo indicato in 100mila la soglia record di quel momento ora siamo a 120mila e dobbiamo ancora lavorare per crescere e rendere la nostra capacità di testing la più forte, la più rapida e la più veloce possibile», sottolinea.
«Oltre ai test molecolari classici, che rappresentano il gold standard, il riferimento più solido per la diagnosi – elenca Speranza – abbiamo utilizzato ormai dal 13 di agosto, a partire dall’esperienza degli aeroporti, i test antigenici. E’ stata un’esperienza che abbiamo verificato per più settimane e che ha dato risultati incoraggianti. Con una circolare del ministero della Salute abbiamo allargato l’ambito di utilizzo anche fuori, a partire proprio dai luoghi in cui è indispensabile una capacità di testing rapida e veloce». Quanto ai controlli su chi arriva da Paesi a rischio «noi adatteremo le misure del governo a seconda dell’evoluzione epidemiologica dei singoli Paesi». L’auspicio «è che si possa arrivare anche a un utilizzo significativo dei test salivari. Che hanno un grande vantaggio, cioè sono meno invasivi rispetto al tampone classico. E possono metterci in condizione di un migliore utilizzo in modo particolare rispetto ai più piccoli».
Speranza sulla scuola
Poi la scuola. «E’ ancora presto per un giudizio definitivo» sulla riapertura delle scuole. «Ma i primi dati segnalano un impatto basso e una buona capacità di tenuta» del sistema.
«I casi ci sono, verranno valutati e monitorati. Ma i protocolli individuati e approvati con il voto unanime delle Regioni sono solidi e, se rispettati con vigore, possono consentirci di vincere la partita7, dice Speranza.
Coordinamento Stato-Regioni
In questa “nuova fase” dell’emergenza Covid «è necessario ripristinare la massima condivisione fra Stato e Regioni – è l’auspicio del ministro – Le Regioni potranno assumere misure più restrittive» rispetto a quelle stabilite dal governo. «Ma c’è bisogno di un coordinamento».
Speranza: «App immuni impennata di utilizzo»
Il ministro evidenzia poi che «in questi ultimi giorni assistiamo a un’impennata dell’utilizzo della App Immuni. Permettetemi di ringraziare i media, gli editori italiani anche per il contributo importante che hanno dato per rafforzare la campagna per la App Immuni. E’ uno degli strumenti che noi abbiamo in campo per rafforzare il tracciamento», come «naturalmente il nostro servizio sanitario nazionale che, dal mio punto di vista, è l’arma più forte che abbiamo».
«I prossimi mesi saranno non facili, di convivenza» con il virus. «Ma in attesa di cure e vaccini dobbiamo recuperare appieno lo spirito di comunità, di unità nazionale».
«Ora dobbiamo alzare il livello di guardia, con la consapevolezza che l’Italia sta meglio rispetto ad altri Paesi europei, ma ora è indispensabile alzare il livello di guardia» ribadisce. «Abbiamo bisogno di tempo, ci aspettano mesi non facili 1 prosegue il ministro – in attesa di un vaccino sicuro e di cure efficaci, che arriveranno». Mesi da superare, esorta, “utilizzando le armi che abbiamo”.
«Quando qualcuno dice, anche nel dibattito pubblico, che avere meno lacci, meno vincoli sanitari ci consentirebbe di correre di più, dice una cosa che non è corrispondente alla realtà. Un Paese può ripartire, correre, essere veloce – sottolinea Speranza – solo se in grado di vincere la battaglia sanitaria. Dove si è più in difficoltà ci sono chiusure che ricadono sull’economia e lo sviluppo del Paese. Dobbiamo svincolarci da questa vulgata e riconfermare la nostra linea essenziale. La battaglia sanitaria è la premessa anche per la sfida economica e la ripartenza del Paese».