Vergogna Anpi contro il parco a Norma Cossetto. Basta finanziamenti: è un ente inutile
Il Comune di Pescara ha deliberato di intitolare un parco cittadino a Norma Cossetto. La studentessa di 23 anni, seviziata, violentata e gettata in una foiba dopo l’otto settembre del 1943. I responsabili erano esponenti di una banda di comunisti affiliata al nono corpus del maresciallo Tito.
Gli aguzzini di Norma Cossetto
Sei di loro, va detto, una volta che il villaggio cadde nuovamente in mano ai tedeschi, subirono una dura vendetta psicologica. I tedeschi li imprigionarono nella camera ardente con il corpo martoriato della loro vittima. Il corpo di Norma era stato estratto nel frattempo dalla foiba. Dopo qualche tempo uscirono. Tre di loro erano impazziti e, comunque, furono tutti passati per le armi.
Si potrebbe dire, a proposito della intitolazione del parco, meglio tardi che mai, anche se tale riconoscimento appare ben poca cosa rispetto al martirio che dovette subire l’Eroina Istriana; in verità apparve più significativo il conferimento della medaglia d’oro, nel 2005, operato dall’allora Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi.
Il piagnisteo dell’Anpi
Tutto ciò malgrado, ancora una volta si è levato alto e possente( poco per la verità) il piagnisteo dell’Associazione nazionale partigiani che ha definito l’intitolazione un atto di bullismo politico che concorre ad iniziative tese a riabilitare un passato di cui c’è poco da gloriarsi e bla, bla, bla.
Ora noi non vogliamo in questa sede rievocare la storia di Norma Cossetto e di tanti come lei che dovettero affrontare una fine orribile in quegli anni di ferro e di fuoco oltre che di infamia. Sappiamo che la memoria dei martiri è ben scolpita nel cuore e nella mente degli italiani.
Ci preme piuttosto spendere poche righe non sull’atteggiamento coerentemente canagliesco dell’ANPI, che in sé non è una notizia, ma piuttosto sulla esistenza, o, più precisamente, sulla sussistenza in vita di tale gloriosa organizzazione.
Quando è nata l’Anpi
L’ associazione nazionale partigiani d’Italia nacque a Roma il sei giugno del 1944,(quindi a guerra non ancora terminata) ad opera di volontari ed ex militari che avevano preso parte a pochissime operazioni di sabotaggio contro i tedeschi nel centro d’Italia; quindi nulla a che vedere con la guerriglia per bande che afflisse il nord di Italia nello stesso periodo.
Negli anni successivi, naturalmente fu rimpolpata da tutti i veri o falsi partigiani che avevano dato vita alla cosiddetta “ lotta di liberazione”. Purtroppo però la scorrere del tempo è tiranno. Col passare degli anni come in tutte le circostanze simili, l’associazione ha visto decrescere i suoi iscritti e militanti per raggiunti limiti di età e di vita. Ed evidentemente chi era stato protagonista della guerra civile per davvero o per vanagloria, non poteva continuare ad esserlo settanta anni dopo.
Perché arrivano ancora i contributi di Stato?
Tuttavia le leggi della natura, in certi ambienti sono fatte per essere superate, così ai vecchi associati sono subentrati focosi ventenni e trentenni dei giorni nostri che hanno, con passo ardito, ricalcato le orme dei padri e talvolta dei nonni.
Prova di quanto andiamo dicendo è il fatto che Carla Federica Nespolo, ultima presidente dell’ANPI , di recente scomparsa, era nata il 4.3.1943, circostanza questa che fa dubitare, all’età di un anno, della sua partecipazione alla guerra civile.
Troviamo disdicevole però che tale associazione viva ancora con i contributi dello stato, cioè con i soldi nostri.La smettessero di finanziare questo inutile ente: non serve a niente e costa soldi. Come dicono gli usurai romani “dove non c’è il guadagno, la remissione è certa”.E i nostri governanti, specie in Europa, di strozzini se ne intendono.