Zangrillo: «Dobbiamo rimanere con i nervi saldi». E spiega i motivi del suo inaspettato silenzio

19 Ott 2020 13:09 - di Roberto Mariotti
Zangrillo

«La curva salirà ma dobbiamo rimanere con i nervi saldi e lucidi perché ne usciremo vincitori». Lo ha detto, intervistato a Non è l’Arena su La 7, il professor Alberto Zangrillo, prorettore dell’Università San Raffaele. «La terapia intensiva è un presidio fondamentale. Però va utilizzata il meno possibile», ha aggiunto. «Auspico che ci sia qualcuno che faccia del suo meglio per farci arrivare meno gente possibile».

Zangrillo e il perché del suo silenzio

«Sono stato in silenzio per quasi quattro settimane. Ho cercato di non sovraespormi. Avevo la necessità di tutelarmi. Siamo davanti a un numero di contagiati molto elevato. Con i miei collaboratori cerchiamo di affrontare la situazione sempre nello stesso modo, analizzando i dati».

La questione del pronto soccorso

«Se il sistema sanitario globale è composto da una serie di entità che non danno tutte il massimo, i malati o coloro che temono di diventare malati si presentano tutti in pronto soccorso. E noi allora non ce lo facciamo. Nel mio ospedale, su 101 pazienti almeno il 50% potrebbero ricevere adeguate cure domiciliari», aggiunge Zangrillo.

Zangrillo replica agli attacchi dei colleghi

«Non è un bell’esercizio attaccare i colleghi», dice poi replicando in maniera diplomatica a domande su affermazioni altrui. «Io non ho mai affermato nulla contro qualcuno, non parlo nemmeno più e mi difendo con la mia azione quotidiana che non devo giustificare. Il mio è un semplice tentativo di enunciare concetti fondamentali che serviranno a vincere contro la manifestazione clinica di questa epidemia. A cominciare», puntualizza, «dal rispetto assoluto delle regole».

Evitare il black out degli ospedali

Pochi giorni fa Zangrillo aveva postato anche un’immagine in cui si spiegava la corretta procedura per evitare il black out degli ospedali. «Sì alla corretta informazione e no al sensazionalismo mediatico». Infatti, «solo il primo produce un flusso ordinato al pronto soccorso e una gestione ottimale dell’assistenza clinica. Dal sensazionalismo mediatico derivano angoscia, disorientamento, somatizzazione e abbandono dei pazienti».

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