Zia Restaurant – Roma
26 Ott 2020 0:01 - di Redazione
Zia Restaurant
Via Goffredo Mameli, 45 – 00153 Roma
Tel. 06/23488093
Sito Internet: www.ziarestaurant.com
OFFERTA
Conferma di voto ma con riserva per questo ristorante che ha aperto da poco più di un anno su Via Goffredo Mameli, in una zona di Trastevere più tranquilla rispetto a quella maggiormente in voga tra la movida giovanile. In cucina c’è Antonio Ziantoni, chef con esperienze importanti alle spalle, tra cui l’ultima prima di mettersi in proprio dal Pagliaccio di Anthony Genovese. Il menù è suddiviso in singole portate e in due percorsi degustazione, rispettivamente da 55 euro per 5 piatti e da 75 euro per 7, a cui si affianca un lunch menù proposto a 30 euro disponibile solo a pranzo. Nonostante la qualità delle materie prime e la tecnica, gli abbinamenti ci sono sembrati a nostro avviso un po’ velleitari, con delle porzioni per i piatti à la carte davvero “risicate”. Ci riferiamo in particolar modo agli spaghetti con ristretto di midollo di manzo, zafferano (impercettibile) e granita di ricci, dove alla fine il sapore iodato inevitabilmente predominava sul tutto. Fresco e dal sentore vegetale l’antipasto scelto: un’ostrica su crema di piselli e spuma di burrata, mentre didascalico ma buono il filetto di ricciola (anche qui una porzione davvero ridotta) con radici, rafano (inesistente) ed erbe di campo. Delizioso il dolce, un risolatte con salsa di lamponi e riduzione di aglio nero, dove quest’ultimo, però, non dava alcun supporto all’insieme, preceduto da un pre-dessert a base di macaron e foie gras, troppo stucchevole per essere servito prima del dolce vero e proprio. In chiusura un caffè ben estratto ma servito non troppo caldo.
Conferma di voto ma con riserva per questo ristorante che ha aperto da poco più di un anno su Via Goffredo Mameli, in una zona di Trastevere più tranquilla rispetto a quella maggiormente in voga tra la movida giovanile. In cucina c’è Antonio Ziantoni, chef con esperienze importanti alle spalle, tra cui l’ultima prima di mettersi in proprio dal Pagliaccio di Anthony Genovese. Il menù è suddiviso in singole portate e in due percorsi degustazione, rispettivamente da 55 euro per 5 piatti e da 75 euro per 7, a cui si affianca un lunch menù proposto a 30 euro disponibile solo a pranzo. Nonostante la qualità delle materie prime e la tecnica, gli abbinamenti ci sono sembrati a nostro avviso un po’ velleitari, con delle porzioni per i piatti à la carte davvero “risicate”. Ci riferiamo in particolar modo agli spaghetti con ristretto di midollo di manzo, zafferano (impercettibile) e granita di ricci, dove alla fine il sapore iodato inevitabilmente predominava sul tutto. Fresco e dal sentore vegetale l’antipasto scelto: un’ostrica su crema di piselli e spuma di burrata, mentre didascalico ma buono il filetto di ricciola (anche qui una porzione davvero ridotta) con radici, rafano (inesistente) ed erbe di campo. Delizioso il dolce, un risolatte con salsa di lamponi e riduzione di aglio nero, dove quest’ultimo, però, non dava alcun supporto all’insieme, preceduto da un pre-dessert a base di macaron e foie gras, troppo stucchevole per essere servito prima del dolce vero e proprio. In chiusura un caffè ben estratto ma servito non troppo caldo.
AMBIENTE
Suddiviso su due piani, il locale è impostato su uno stile moderno sia di arredo che di mise en place, con le pareti (troppo) spoglie e i tavoli “nudi”. Le luci basse sui tavoli donano un po’ di calore all’insieme che altrimenti risulterebbe freddo e impersonale.
SERVIZIO
Cortese ma un po’ impostato.
Recensione a cura di: Roma de La Pecora Nera – ed. 2020 – www.lapecoranera.net