“A un metro di distanza”: dal tumore al Covid, senza perdere la speranza. Il nuovo libro di Daniela Di Fiore
“Soltanto chi ha provato l’impotenza assoluta di fronte alla morte di un adolescente per cancro può capire perché fuggire è l’unica scelta che hai”. In pieno lockdown, il primo, il più crudele perché infido e inatteso, Daniela Di Fiore, professione insegnante, ma in ospedale, alla fine non è scappata da quell’inferno di incubi da virus, tumori e distanziamenti fisici e mentali. “No, non sono fuggita, c’era una missione da portare a termine, i ragazzi dovevano studiare…”.
Nei reparti più scuri e gelidi dell’ospedale Gemelli di Roma la prof che insegna ai ragazzi come si può studiare nell’attesa della guarigione, o della morte, ha vissuto il dramma nel dramma, quando la pandemia ha invaso i corpi, le corsie e travolto tutto, perfino le malattie e i pazienti più gravi. Nasce da quell’esperienza di trincea il libro “A un metro di distanza (in modalità coronavirus)”, (Infinito Edizioni) firmato dalla giornalista e insegnante napoletana Daniela Di Fiore, con prefazione del direttore dell’Ansa Luigi Contu.
“Le distanze fisiche e sociali imposte dalla quarantena – spiega l’autrice – non sono altro che la quotidianità dei miei alunni, che con le loro storie hanno profondamente modificato e plasmato la mia anima”, “Il libro raccoglie momenti di felicità, che affiorano dal tempestoso mare del reparto di Oncologia Pediatrica del nosocomio romano”, scrive Contu.
Daniela Di Fiore e i ragazzi malati di cancro
La Di Fiore aveva già firmato altri libri che raccontavano le storie dei ragazzi incrociati al Policlinico Gemelli di Roma, molti dei quali portati fino ai diplomi grazie al corso di studio e di supporto all’interno dell’ospedale romano. “Ragazzi con la bandana“, “Martina Ciliberti, la lotta coraggiosa di una guerriera sorridente“, “Rue la solitaria” e “Storie di incredibile felicità“, che si occupava dei ragazzi che sono guariti, che ce l’hanno fatta.
“Il coronavirus ci sta ponendo tanti interrogativi. Quello pagato dall’intera umanità è stato un tributo altissimo. Allo stesso tempo, però, questa fase storica può anche offrirci un insegnamento. E c’è anche bisogno di trasmettere un messaggio di speranza. Speranza di cui il nostro Paese ha necessariamente bisogno. Perché, come ha scritto Daniela, citando il romanzo Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare di Luis Sepúlveda, anche lui vittima del coronavirus, noi ‘non dobbiamo fare altro che aspettare il sole dopo la pioggia’”, scrive Luigi Contu.
Il Covid e il racconto di un lockdown diverso
Un’agenda quotidiana dei mesi più bui, tra angosce e voglia di farcela.
“Un libro da leggere ora e da rileggere tra qualche mese, quando l’incubo coronavirus sarà, speriamo, finito. Proprio per vedere se il nostro mondo, così provato dalla pandemia, ne sarà uscito vincitore e soprattutto migliore”, è scritto nella prefazione di Gabriele Manzo,
“Oltre alle ragioni sanitarie, ci sono anche importanti ragioni economiche per investire grandi risorse nella protezione della salute. Potrebbe servire non solo a contenere l’epidemia ma a ridurre gradualmente le restrizioni che affliggono l’intero sistema economico. Questo perché se le misure di isolamento dovessero durare più di due mesi, le perdite saranno presto così ingenti da non poter essere paragonate a nessun’altra crisi economica o disastro naturale del passato, almeno in Europa”, è scritto invece nella postfazione di Antonio Coviello.
Un’eroina, questa prof che lotta, anche oggi, col Covid e col tumore, insieme ai suoi alunni: no, o forse una delle tante che abbiamo imparato a ringraziare per il loro impegno in prima linea.
I proventi dei diritti d’autore di questo libro saranno devoluti ai reparti di terapia intensiva dell’ospedale Cotugno di Napoli.