Anche una giovane atea può scoprire Dio. Il romanzo-confessione di Elisa Fuksas
È davvero un romanzo diverso. Scritto con tecnica cinematografica e a tratti da narrazione diaristica céliniana, fotografando la quotidianità della nostra frammentaria condizione postmoderna e globale, riesce a raccontare un percorso di conversione con il linguaggio reale dei nostri giorni. Parliamo di Ama e fai quello che vuoi (Marsilio, pp. 473, euro 19,00) di Elisa Fuksas, regista e scrittrice romana. Una cosa è indiscutibile: tutto nella storia di Elisa l’aveva tenuta lontano dalla fede e dal cristianesimo. La famiglia di provenienza (“se avevo una certezza era: mio padre non crede in Dio. E neanche mia madre”); gli amici dei genitori e l’ambiente frequentato, anche il liceo “bene” e i colleghi universitari; la frequenza, fin dalle elementari, della materia alternativa al posto dell’ora di religione; i santi raffigurati negli affreschi delle chiese visitate con il padre che erano semplicemente “i signori con il cappello giallo”; lei stessa che aveva “accompagnato ad abortire almeno sei amiche”. Fino alla sua confessione: “Non ho chiesa, non ho parroco, forse non ho nemmeno un’appartenenza. Al momento non ho niente”.
Il Mistero può fare breccia nella quotidianità
Eppure, come dimostra il romanzo-diario, anche dentro questa vicenda il Mistero può fare breccia. Il romanzo autobiografico di Elisa Fuksas è il racconto in presa diretta, sincero, genuino, appassionato e coinvolgente di una conversione, fino alla decisione di battezzarsi, di una giovane donna reale, immersa nell’Italia del 2020, con tutto il disastro relazionale, il vuoto esistenziale, la fragilità umana e il politicamente corretto dominante tipici della nostra quotidianità.
Vicende narrate senza inutili retoriche
Nel diario le vicende vengono dipanate senza inutili retoriche, pose intellettualistiche e false edulcorazioni, in un percorso di tutti i giorni, che si svela al lettore senza censure e abbellimenti e in cui contraddizioni, timori, ripensamenti e dubbi improvvisi si intrecciano all’incessante scoperta che “il Mistero prende il volto delle cose che possono parlarci”. E attraverso l’incontro col Mistero si sgretolano certezze di comodo, stereotipi, rassicurazioni superficiali: “Sì, ho letto Giussani, oddio santo: Comunione e Liberazione. Tu? Comunione e Liberazione? Sì, l’ho letto. Non ho firmato nessun patto di sangue con nessuno. E mi ha emozionato. Sto imparando a non essere ideologica…”.
Chi sono i protagonisti
Elisa ha trentasette anni: niente figli; un ex fidanzato, Giacomo, che per difficoltà economiche vive da lei; un nuovo corteggiatore conosciuto durante una lezione di yoga, Luca, alto e del Nord, di professione regista e con due figli; una sorella, Bianca, molto ma molto diversa da lei; due genitori, intellettuali laici, che però un anno prima che la storia inizi avevano deciso di sposarsi in chiesa; una nonna molto anziana che dopo la rottura del femore si ammala di Alzheimer; un cane, Stella, con cui Giacomo dorme abbracciato. Elisa come Giacomo non ha un vero lavoro, lei cerca contatti per realizzare film e pubblicità, lui tenta di affermarsi come consulente filosofico. Il tutto con difficoltà e frustrazioni…
Le domande sul senso della vita
In questo scenario il romanzo si snoda attraverso una serie di “incontri” all’interno di una vita quotidiana nella quale ciascuno di noi – credente oppure no – potrebbe ritrovarsi in pieno, grazie anche a uno stile narrativo realistico, tutto modulato sul linguaggio dei giovani reali di oggi ma al tempo stesso estremamente profondo. Ci sono le domande sul senso della vita e la paura per la morte e per “un’esistenza qualunque”; gli amori e gli affetti che da soli non bastano perché, anche se sono legami “fortissimi” sono a volte “senza mistero”; l’insofferenza per le superficialità del pensiero dominante e le frequenti scorciatoie professionali del mondo creativo, fino al desiderio di un’appartenenza a qualcosa di più grande perché “non si può stare al mondo così, come per caso…”. Ma in tutto ciò niente di retorico e ricostruito artificialmente… Emergono in primo piano le relazioni affettive della protagonista, la sua difficoltà a lasciarsi andare in una storia definitiva, il vivere a casa con il suo ex e l’impegno con un altro uomo che ha già due figli… Niente di consolatorio o di devozionale, come nelle biografie dei convertiti del Novecento.
La fede si accende nel concreto di un’esistenza
È un libro che, con il linguaggio di YouTube, Facebook e Instagram e la sensibilità dei ragazzi che studiano o hanno studiato nell’ultimo decennio, riesce in qualche modo a gettare una luce di speranza in tempi così contraddittori, vuoti di senso e pieni di vicoli ciechi, dimostrando ancora una volta – alla luce di una esperienza personale autentica – il riaccadere della fede come riconoscimento di una presenza misteriosa nella concretezza di un’esistenza. Elisa conclude: “Ho sempre paura di morire, ho sempre paura di vivere. Anche se ora, forse, un po’ di meno”. E, all’inizio ammette: “Prima di questo libro, e di scoprire la fede, non avevo idea di cosa significasse la parola ‘liturgia’, oggi invece mi pare la risposta codificata di Dio alle nostre preghiere, un punto d’incontro reale tra noi e un Dio vivente”. Ecco, nel libro di Elisa Fuksas, scritto seguendo le tappe dell’anno liturgico, appare in evidenza lo straordinario ossimoro della possibilità della Liturgia dentro gli orizzonti della postmodernità.