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Covid, Conte a “Repubblica”: «Non abbiamo mai mollato». Ma a smentirlo è la realtà

Politica - di Valerio Falerni - 9 Novembre 2020 - AGGIORNATO 9 Novembre 2020 alle 18:45

«Non abbiamo mai tirato i remi in barca». È perentoria la conclusione di Giuseppe Conte alla lettera scritta a Repubblica in replica all’articolo Il naufragio. Perché la seconda ondata della pandemia Covid ha travolto l’Italia pubblicato ieri dal quotidiano romano. Un articolo che accusava il governo di aver mollato a presa sul Covid nell’estate appena trascorsa. Il naufragio di oggi – è la tesi di Repubblica – è figlio dell’illusione di aver sconfitto il virus in estate. E i dati attuali del contagio sembrano confermarla. Non per colpa del solo Conte. A tenergli compagnia ci sono anche le Regioni, soprattutto quelle che per correre al voto a settembre hanno finito per nascondere la polvere sotto il tappeto.

Il caso del libro di Speranza

Il premier ha tenuto loro bordone perché insieme alle regionali si votava anche per il referendum sul taglio del numero dei parlamentari. E Di Maio e compagni ne avevano bisogno come l’aria. Siamo così arrivati all’assurdo di un Paese in cui il governo proroga lo stato d’emergenza, ma poi mette in fila ai seggi i propri cittadini. È chiaro che in quella fase – e parliamo solo di qualche settimana fa – il virus sembrava solo un brutto ricordo. Invece era tra noi. Anzi, non se n’è mai andato, nonostante bonus-vacanze e discoteche affollate. Ma che un po’ tutti a Palazzo Chigi fossero convinti del contrario, lo prova anche il libro scritto da Speranza. Il titolo – Perché guariremo – doveva celebrare la vittoria sul Covid. Poi il contagio, i pronti soccorso intasati e le terapie intensive e sub-intensive in vie di affollamento hanno consigliato al ministro di ritirarlo in tutta fretta. Ma testimonia ugualmente della faciloneria dell’intero governo.

Conte: «il governo non è andato al mare»

«Non posso accettare – scrive invece Conte – che un solo weekend passato al mare o una singola cena a margine di un appuntamento istituzionale vengano così strumentalmente sottolineati». Infatti non è questo il problema. Ma il premier è il classico peggior sordo che non vuol sentire. Infatti cita il Recovery Fund, l’inutile passerella degli Stati generali dell’Economia, i banchi monoposto e il ristoro alle categorie in difficoltà. E  se oggi «possiamo permetterci» lockdown differenziati  è perché  – azzarda – «non ci siamo mai fermati».

Dal premier parole in libertà

A conferma di quel che dice, Giuseppi snocciola dati sui posti in terapia intensiva («il doppio rispetto all’inizio dell’emergenza»), l’assunzione di 36mila tra medici e infermieri, e il numero dei tamponi  («25mila ai inizio emergenza, 230mila oggi»). Infine, la stoccata – tutta grillina – «sui pesanti dazi che il “sistema Italia” paga alla destrutturazione di sanità, scuola e mobilità pubblica». E qui basterebbe davvero che Conte guardasse all’interno della sua maggioranza. I responsabili di quel che denuncia, sono proprio accanto a lui .

 

 

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di Valerio Falerni - 9 Novembre 2020