Da Renato Zero un messaggio al governo Conte: «Non toglietemi la Messa di Natale»
Renato Zero parla del “suo” Natale 2020 nell’era della pandemia. «La formula natalizia, nella gestione cristiana dell’evento, prevede il minimalismo, la riduzione di velleità e impalcature. Io che sono stato abituato a vivere il Natale con questa ritualità rigorosa, credo che questo tipo di Natale non tema il virus. Certo, la messa di mezzanotte del 24 dicembre, mi mancherebbe assai. Perché quello è il momento in cui ringrazio il Padreterno perché non mi fa mancare niente». Il cantautore romano presenta l’ultimo volume della trilogia Zerosettanta e si racconta, dal virus a Fonopoli.
Ultimo volume della trilogia “Zerosettanta”
«Questa avventura nasce dalla mia voglia di riaffermare il valore assoluto della melodia e delle armonie». In contrasto «con la produzione italiana degli ultimi tempi, che è di pronto consumo, a scadenza come lo yogurt». Renato Zero parla così dell’ultimo capitolo della trilogia Zerosettanta: il “Volume Uno”, che in una numerazione inversa arriva per ultimo ed esce oggi, portando alla luce gli ultimi 13 brani dei 40 inediti del progetto.
Renato Zero “salva” Diodato e Ultimo
«Nel cantautorato meno sciatto e più consistente si lasciano tracce che sfidano il tempo – dice Renato – contro una quotidianità che vuole macerare tutto e ridurre tutto ad omogeneizzato. Bisognerebbe rinunciare ai protools, agli autotune e al plug in, e richiamare i bassi, le chitarre, i pianoforti». Della nuova musica, però, salva qualcuno: «Mi confortano giovani come Diodato e Ultimo, per la loro attenzione alla melodia e alla dimensione acustica».
Renato Zero, ecco i brani del “Volume Uno”
E non a caso, il “Volume Uno” si apre con un brano dal titolo eloquente: Amara melodia, dove, spiega Renato Zero, «c’è il senso di solitudine di chi arriva da una stagione così ricca di cantautori». Nel disco i temi più cari al cantautore romano: da Io non mi stancherò mai di te («una dedica rivolta al pubblico») a Nemico caro («nella mia vita il nemico è sempre vigilie, sempre presente, ma abbiamo stabilito una tregua che speriamo duri»). Da Io e te («sorta di seguito di Magari, per abbattimento del muro dell’età in amore») a L’ultimo gigolò («personaggio sparito che compensava tante solitudini»). Da Ti ricorderai di me («perché gli artisti vanno ricordati di più, se lasciano opere che rimangono nel tempo») a Finalmente te ne vai («qui c’è il Renato ironico del Baratto, che racconta il modo non troppo elegante di licenziare un amante”).
La dichiarazione d’amore per l’Italia
Da Gli anni della trasparenza («gli anni della maturità in cui si diventa leggeri, ci si perde negli abiti e un po’ anche nell’anima») a Orfani di cielo («è una sorta di preghiera»). Da C’è (brano sul valore dei sentimenti) a L’Italia si desta? («una dichiarazione d’amore per l’Italia che io vorrei più unita da Palermo a Torino»). Da Il tuo eterno respiro («dove la Terra denuncia la sua sofferenza, il suo disagio. La manomissione di noi inquilini discutibili che paghiamo un affitto irrisorio per tanta bellezza e non la rispettiamo») al finale de Il mondo perfetto («l’ideale approdo a un mondo idilliaco fatto di tolleranza, equilibrio, innocenza e rispetto»).
Il sogno di Fonopoli
«Ho parlato al telefono con la sindaca di Roma Virginia Raggi non più di dieci giorni fa. Ha sempre stimato l’idea di Fonopoli e io, che non mollo e non rinuncio al mio sogno, le ho prospettato l’idea di utilizzare anche spazi in disarmo, come le caserme». E poi ancora. Zero ha detto di sperare anche di trovare nel privato «imprenditori sani, che oltre a guadagnare, possano guardare alle esigenze della comunità e far sì che la struttura possa avere lunga vita. In un’Italia che si ricompatta c’è voglia di raccogliere energie e focalizzarli su progetti utili. È questo il Paese che vorrei rinascesse alla fine della pandemia».