Mes: “sì” alla riforma, “no” all’utilizzo: il lodo Gualtieri tenta il M5S. Bonino: «È da dissociati»
Autorizzare l'”errore” senza per questo finire tra gli “erranti“. È la sintesi della linea di Roberto Gualtieri sul Mes, i 37 miliardi del prestito del fondo salva-Stati da destinare alla sanità. La maggioranza, tranne il M5S, li avrebbe già presi se solo avesse potuto. Ma non può proprio per il veto grillino. Il nodo, puntualmente rinviato, sta per venire al pettine: lunedì, infatti, a Bruxelles si riunisce l’Eurogruppo per l’approvazione del testo riformato. Successivamente, il 9 dicembre, Conte ne riferirà al Parlamento, che dovrà votare sulle sue comunicazioni. E il governo rischia di spaccarsi.
Conte in aula sul Mes il 9 dicembre
È il motivo per cui Gualtieri ha separato la riforma del Mes dal suo concreto utilizzo. Un espediente per salvare capra e cavoli, cioè il rapporto con l’Ue e la tenuta della maggioranza. Basterà ai Cinquestelle? Certo, un Di Maio sempre più in “modalità Forlani” non dovrebbe esitare ad infilarsi nello spazio aperto dal ministro dell’Economia. Ma il MoVimento vive tempi tumultuosi. Anche la soluzione di votare l'”errore”, il Mes, senza diventare “errante”, continuando cioè ad opporsi al suo utilizzo potrebbe dare fuoco alle polveri e accelerarne l’implosione. Del resto, sarebbe difficile per chiunque scegliere di dotarsi di uno strumento essendovi ideologicamente contrario.
La maggioranza è a rischio
Ma neanche i fautori del Mes se ne stanno con le mani in mano. Emma Bonino, di +Europa, parla apertamente di «ricatto politico» dal parte dei grillini. «E ai ricatti o si dice sì o si dice no», puntualizza. Da qui l’appello a Zingaretti e a Renzi «a svelare il bluff del M5S». Un bluff che la Bonino rintraccia nella impossibilità per Di Maio di fare cadere Conte sul Mes, «prima che arrivino i fondi del Recovery». Quanto alla soluzione escogitata da Gualtieri di dire “sì” allo strumento e “no” al suo utilizzo, la risposta dell’esponente radicale è addirittura tranchant. «È un misto – accusa – di dissociazione mentale e di irresponsabilità politica».