Per risanare la sanità calabrese citofonare a Scopelliti. Anzi no, è agli arresti domiciliari
Il tempo è galantuomo. Lo spera in particolare Peppino Scopelliti, già nome pesante della destra calabrese e italiana e ora reliquia ingombrante a seguito di una sentenza gli ha impresso il marchio di colpevole. Da sindaco di Reggio Calabria ha (il verdetto è definitivo) falsificato il bilancio per evitare di dichiarare il dissesto. Un reato che se venisse contestato a tutte le amministrazioni, specie al Sud, i sindaci in piedi si conterebbero sulle dita di una sola mano. Scopelliti, invece, sta ancora scontando la sua pena, a conferma che la “legge uguale per tutti” non serve a nulla se “uguali per tutti” non sono i magistrati che la applicano.
In 3 anni Scopelliti ridusse il disavanzo da 232 a 31 milioni
Ma il tempo è galantuomo, si diceva. E così, complici gli scivoloni del governo sulla nomina del commissario per la sanità in Calabria, qualcuno (Il Giornale) si è ricordato che le dissanguate casse di quella regione furono sanate proprio da quel pendaglio da forca. Ben 232,4 milioni di disavanzo sanitario ridotto a 31 milioni in tre anni. Un risultato che non si raggiunge con l’abracadabra o con la bacchetta magica, ma pestando calli e spuntando artigli. Esattamente quel che fece Scopelliti. Come? Mettendo sotto lente d’ingrandimento tutte le voci del comparto, in particolare l’esorbitante numero delle prestazioni eseguite in convenzione dalle cliniche private. In solo tre anni i parti cesarei risultarono quasi dimezzati: dal 60 al 35,7 per cento. Costavano anche 14mila euro. Scesero anche i posti-letto e, di conseguenza, i ricoveri facili, spesso dettati da esigenze clientelari.
Da governatore (An) tagliò sprechi e spesa improduttiva
Risanamento, razionalizzazione, riorganizzazione furono i tre pilastri eretti da Scopelliti a sostegno di quella che si avvivava a diventare la nuova sanità calabrese. Ma mal gliene incolse. L’implacabile giustizia ad orologeria, infatti, si era già messa in moto e di lì a poco lo avrebbe travolto. Trasformando in uno spericolato manipolatore di bilanci il risanatore della sanità più scalcagnata d’Italia. Un contrappasso per lui e una goduria per quanti avevano assaggiato la sua ramazza. Ma nessuna notte non vede l’alba. E così la rivincita è arrivata sottoforma del Cotticelli grondante sudore e imbarazzo di fronte alle telecamere. Con lui l’intero governo che l’aveva voluto commissario per la sanità in Calabria. Certo, non sarà questo a risarcire le sofferenze di Scopelliti. Ma il tempo, oltre che galantuomo, non ha fretta.