Perfino i 44 Gatti erano contro Trump: cronaca di una campagna elettorale squilibrata (mai vista)

9 Nov 2020 14:40 - di Valter Delle Donne
44 gatti Trump

Per spiegare la sconfitta di Donald Trump non servivano Luttwak, la Botteri o la Cnn. Bastava vedere il cartone animato per bambini i 44 gatti. Oppure avere un abbonamento a Netflix. O anche solo seguire i principali account di Twitter.

Se hai contro i cartoni animati, le serie d’intrattenimento e lo scrittore più venduto dopo la Bibbia, come puoi vincere le elezioni? Perché Donald Trump (a dispetto del suo valore effettivo, che giudicherà la storia) è stato davvero il politico più boicottato e odiato dei tempi recenti.

Non ci credete? Andate sul canale 43 di Rai Yo Yo, il canale riservato all’infanzia prescolare. Tra le serie di maggiore successo spicca “44 Gatti”, ispirata all’omonima canzone dello Zecchino d’Oro. Prodotta dal vulcanico Igino Straffi (il Walt Disney marchigiano, papà tra l’altro delle Winx), sponsorizzata dall’Antoniano di Bologna. Un successo internazionale con il titolo Buffycats (in onda anche su Netflix  e Primevideo). Indovinate a chi assomiglia il cattivo della serie? A Donald Trump. Non una banale somiglianza generica. Si chiama Winston, è miliardario, ha lo stesso ciuffo, la stessa faccia. E’ arrogante, odia la natura. Insomma, il messaggio non è neanche troppo subliminale. La serie, che ha visto la prima puntata andare in onda due anni fa, è stata ideata con Trump che si stava appena insediando alla Casa Bianca. Evidentemente, per i creativi della serie, il presidente americano era il cattivo perfetto. Ognuno si ispira come vuole, è chiaro. Però provate a immaginare se la stessa serie avesse preso come modello di cattivo il predecessore di Trump. Un personaggio odioso tale e quale a Barack Obama. Ci riuscite? Ovviamente no, perché non sarebbe mai stato consentito.

Kim Kardashian quasi si è dovuta scusare di essere andata alla Casa Bianca

Ma chi legge, magari, non ha figli o nipoti e non vede la tv per bambini. Magari guarda solo Netflix. Bene, allora cercate l’intervista a Kim Kardashian realizzata da David Letterman. Una intervista deliziosa che, non a caso, Aldo Grasso ha citato recentemente come modello di bella tv. Realizzata alla perfezione, come solo gli americani sanno fare. A un certo punto, però, arriva la domanda su Trump. La Kardashian è andata alla Casa Bianca per perorare la causa di una donna condannata ingiustamente. E lì, il conduttore la mette in difficoltà. L’unico momento in tutta l’intervista, perché le chiede pubblicamente di abiurare nei confronti del presidente. Dice esplicitamente che non capisce come mai lei sia andata da Trump. E fa un pistolotto contro il presidente americano. Alla fine la Kardashian quasi si scusa di avere incontrato il presidente degli Stati Uniti d’America. Ecco, chissà perché Letterman non ha mai chiesto di abiurare a chi ha frequentato Bill Clinton all’epoca della Lewinski. E non abbia chiesto di rinnegare i rapporti con Clinton quando frequentava il miliardario pedofilo Epstein. E’ un’altra domanda che resterà senza risposta.

Dai 44 gatti a Stephen King: tutti contro Trump

Ma la gran cassa mediatica mondiale degli anti-Trump ha visto altri testimonial insospettabili. Come lo scrittore americano Stephen King che, su Twitter, ha ricoperto d’insulti il presidente in carica, sin dal primo giorno d’insediamento. Inutile negarlo: lo scrittore più letto d’America (tra i più letti al mondo) inevitabilmente rischia di influenzare gli elettori forse più di uno spot elettorale durante il SuperBowl. Tra l’altro Stephen King, anche nelle ultime ore, dopo la vittoria di Joe Biden, ha continuato a sfogarsi come un adolescente bullo contro il suo rivale.

Alla lettera P tra gli anti-Trump trovate pure il Papa

Ma lo schieramento anti-trumpista non si ferma qui. Basti pensare che alla lettera P c’è il Papa (ricordate Pompeo non ricevuto a Roma?) per capire contro chi si è messo l’antipatico Donald. Uno schieramento che non ha paragoni rispetto al passato. E se non siete convinti, date un’occhiata al carrozzone di Hollywood, della musica e dello spettacolo. Da Sharon Stone a Lady Gaga, da John Legend a Robert De Niro. La moda del tiro al Trump era diventato lo sport nazionale. Ma per capire che aria tirava, agli spin doctor di Trump bastava dare un’occhiata alle tv nelle camerette dei loro bambini. Quando hai contro anche i 44 Gatti la sfida è persa in partenza.

 

 

 

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