Strage di Bologna, via all’ennesimo processo. Il teorema: 1 milione di dollari (in contanti) agli stragisti
Aperta e subito rinviata all’11 gennaio prossimo dopo l’ammissione di tutte le parti civili l’udienza preliminare per l’ennesima inchiesta sulla strage di Bologna che vede indagate, stavolta, dalla Procura Generale del capoluogo felsineo 4 persone per le quali i magistrati bolognesi hanno chiesto il rinvio a giudizio lo scorso 19 maggio.
La Procura ha, infatti, depositato una nuovi documenti – 128 pagine – per sostenere il nuovo teorema rispolverando l’ennesimo sedicente pentito, che è anche uno dei quattro indagati.
Si tratta di Paolo Bellini, un criminale comune spacciato per un esponente di Avangardia Nazionale. Anche se ad Avanguardia Nazionale nessuno l’ha mai visto ne conosciuto.
Non solo.
La fantasiosa teorizzazione della Procura sul nuovo scenario che i magistrati felsinei vogliono sostenere vedrebbe un’inverosimile collaborazione logistico-operativa addirittura fra Avanguardia Nazionale e i Nar. E, addirittura con Terza Posizione. Un fritto misto di sigle che non solo non si sono mai né parlate né confrontate ma che, addirittura, erano in fortissimo contrasto l’un contro l’altra.
La Procura Generale di Bologna accusa, nell’avviso di conclusioni indagini, Bellini – che oggi era presente in udienza – nientedimeno di essere esecutore materiale dell’attentato insieme a Valerio Fioravanti, Francesca Mambro, Luigi Ciavardini (già condannati in via definitiva), Gilberto Cavallini (condannato in primo grado per concorso in strage l’anno scorso) e “con altre persone da identificare”.
Assieme a Bellini, che è stato, in realtà, un informatore dei servizi segreti e che offrì anche i suoi servigi, rifiutati, ai carabinieri di Mario Mori sostenendo di poter infiltrare Cosa Nostra, i magistrati bolognesi tirano in ballo nell’ennesima inchiesta sulla strage di Bologna anche l’ex-generale del Sisde, Quintino Spella, e l’ex-carabiniere Piergiorgio Segatel – a loro viene contestato il depistaggio – e Domenico Catracchia, – accusato, viceversa, di false informazioni al pm al fine di sviare le indagini in corso – amministratore dello stabile di via Gradoli 96 dove abitarono durante il sequestro Moro i leader delle Brigate Rosse Mario Moretti e Barbara Balzerani.
In quello stesso stabile, nel 1981, avrebbero trovato rifugio, secondo i magistrati, alcuni appartenenti ai Nar.
Bellini, sempre secondo la Procura Generale di Bologna, avrebbe poi agito in concorso con Licio Gelli, Umberto Ortolani, Federico Umberto D’Amato e Mario Tedeschi, tutti oramai deceduti.
I magistrati della Procura Generale assegano a Gelli e Ortolani nella loro ricostruzione il ruolo di “mandanti-finanziatori” della strage di Bologna, mentre per Federico Umberto D’Amato, già direttore dell’Ufficio Affari Riservati del Viminale, teorizzano il ruolo di “mandante-organizzatore”.
Mario Tedeschi, giornalista e politico affiliato alla P2 di Gelli, viene proposto dai magistrati come “organizzatore, per avere coadiuvato D’Amato nella gestione mediatica dell’evento strage, preparatoria e successiva allo stesso, nonché nell’attività di depistaggio delle indagini“.
Nell’ambito della nuova inchiesta sui presunti mandanti e finanziatori della strage di Bologna, la Procura generale di Bologna, ha analizzato la movimentazione dei conti bancari e, in particolare, del cosiddetto conto ‘Bologna’, riferibile al capo della Loggia P2 Licio Gelli.
E sosterrebbe che l’operazione eversiva sfociata nella strage di Bologna sarebbe stata messa in atto da uomini della P2 e avrebbe avuto un anticipo economico tra il 16 febbraio 1979 e il 30 luglio 1980, tre giorni prima della strage, e un saldo economico che inizia a sedimentarsi a partire dal 22 agosto 1980.
Ma, naturalmente, non avendo trovato alcuna traccia di questo passaggio di denaro, circa 1 milione di dollari, i magistrati sono costretti a sostenere che i pagamenti sarebbero stati tutti in contanti.
Oggi, dunque, i giudici hanno ammesso tutte le parti civili che si sono costituite nell’ambito del nuovo filone di processi sulla strage del 2 agosto 1980, compresi la Regione Emilia-Romagna, il Comune di Bologna e i familiari delle vittime.
A deciderlo è stato il Gup di Bologna, Alberto Gamberini, al termine dell’udienza preliminare tenuta a porte chiuse.
Calendarizzate anche le date delle prossime tre udienze, tutte a gennaio, cioè l’11, il 18 e il 25.