Toscani difende i Benetton: «Con Luciano un rapporto di sensibilità e onore. Poi c’è gente…»
Oliviero Toscani non perde occasione per difendere i Benetton. E tutto ciò nonostante loro lo abbiano cacciato dopo la una frase infelice sul Ponte Moranti. Lo ha fatto all’indomani dell’accordo che vede il gruppo di Ponzano uscire progressivamente dalla gestione di Autostrade per L’Italia.
Si ripete anche oggi commentando le misure cautelari nei confronti di ex manager di Autostrade nell’ambito di un’inchiesta sulle barriere fonoassorbenti. «Il mio rapporto con Luciano Benetton – dice parlando con l’Adnkronos – è stato un rapporto incredibile di grande sensibilità e onore. E, se anche non ho mai avuto niente a che fare con la questione del Ponte e di Autostrade, posso testimoniare che con lui ho lavorato per più di 20 anni, ed è una delle persone più squisite con le quali ho avuto a che fare. Molto meglio di tanti politici o amministrazioni pubbliche, che sono un disastro e non riescono a combinare niente, fanno solo danni».
Toscani: «Sono i soliti manager di cui non ti puoi fidare»
E poi ancora: «Sono i soliti manager di cui non ti puoi fidare. Non c’è niente da fare: siamo un paese di gente inaffidabile. E se si incappa in gente inaffidabile, uno si rovina la vita a causa loro». «Anche le persone oneste ci cascano, se trovano gente inaffidabile – affonda Toscani – Perché la gente così è dappertutto. Del resto, siamo un paese conosciuto al mondo per essere inaffidabile: bisogna essere fortunati a scegliere la gente giusta». E sulla famiglia Benetton, con il quale il fotografo ha lavorato per oltre vent’anni, aggiunge: «Con tutta la gente che fanno lavorare, ci sono anche questo tipo di persone, cosa ci si può fare!», esclama Toscani.
Cacciato dai Benetton
I Benetton avevano cacciato Oliviero Toscani dopo l’infelice dichiarazione che il fotografo aveva rilasciato in diretta a Un giorno da pecora. «A chi importa se crolla un ponte?». Una situazione beffarda quella in cui si era trovato Toscani. Era stato chiamato in radio per difendere Luciano Benetton, accusato di aver posato per una foto con Mattia Santori e le sardine bolognesi a Fabrica, il centro di ricerca creativa del gruppo trevigiano. La decisione dei Benetton era arrivata nonostante le scuse del fotografo per le frasi riferite al Ponte Morandi.