Veto sul Recovery Fund: così Boldrini & Co hanno perso un’altra occasione per stare zitti

17 Nov 2020 18:25 - di Annamaria Gravino
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Il veto di Ungheria e Polonia al bilancio Ue, che ha bloccato anche il Recovery Fund, ha offerto l’occasione alla sinistra italiana per dare l’ennesima prova di ipocrisia e incapacità di andare al cuore dei problemi. Tutta la questione per loro, infatti, si risolve nel consueto teatrino di attacchi a Giorgia Meloni e Matteo Salvini, “rei” di essere “amici di Orban“. Ma la faccenda, in realtà, a leggerla con attenzione, è seria. È serissima. E, specie da parte di forze che – loro malgrado – si ritrovano al governo del Paese, meriterebbe un approccio un tantino più responsabile della solita propaganda insulsa guidata dalla solita Laura Boldrini.

Il problema del potere di veto

Lo stop imposto da Ungheria e Polonia, infatti, oltre alle ripercussioni pratiche sui tempi del Recovery Fund, pone (almeno) due grandi questioni rispetto ai meccanismi stessi dell’Ue e del tanto atteso Fondo. La prima riguarda il potere di veto dei singoli Paesi, che oggi arriva dalle latitudini di Visegrad, ma che domani – come già diversi osservatori notano – potrebbe facilmente arrivare dal profondo Nord rigorista. Vale a dire da Paesi come Olanda, Danimarca, Svezia e Finlandia che fin dall’inizio non è che abbiano visto proprio di buon occhio il Recovery.

Il “ricatto” del Recovery Fund

La seconda questione riguarda il meccanismo di ricatto collegato al Recovery Fund, che ha scatenato la ribellione di Ungheria e Polonia. La clausola dello “stato di diritto”, infatti, ha tutto il sapore di un ulteriore grimaldello per consentire all’Ue di entrare ancora di più a gamba tesa nei fatti interni dei vari Stati membri che, fino a prova contraria, dovrebbero ancora essere Stati sovrani.

L’insulsa propaganda di Boldrini & co

Di queste e altre riflessioni piuttosto semplici, però, nelle parole delle anime illuminate della sinistra nostrana non pare esserci eco. C’è, invece, e prepotente, l’eco delle ritrite grida ideologiche, propagandistiche, strumentali. Per Laura Boldrini, per esempio, “i governi di Ungheria e Polonia non vogliono rispettare le regole democratiche dello Stato di diritto”. “È semplicemente inaccettabile. Ma questo è, semplicemente, il volto dei sovranisti in Europa, amici – è il livello di elaborazione offerto dalla Boldrini – di Salvini e Meloni”.

Per il capogruppo di Leu, Federico Fornato, poi, “questo è il prezzo che si paga a un sovranismo straccione e smemorato“. E, ancora, per l’intero gruppo alla Camera del M5S, che almeno si ritrova finalmente unito su qualcosa, la cosa importante in questo frangente è “non dimenticare i reciproci complimenti” tra Meloni e Orban.

Delmastro: “Dalla sinistra uno spettacolo indecoroso”

Non stupisce dunque che, di fronte a tale livello di cultura politica e responsabilità, il deputato di FdI, Andrea Delmastro abbia parlato di “spettacolo indecoroso”. Ma Delmastro non si è fermato a questo. Alla “canea ululante della sinistra italica” ha infatti ricordato che i diktat sullo “stato di diritto” oggi toccano a Orban, domani potrebbero toccare a chiunque altro. “Lo sanno che anche l’Italia non rispetterebbe lo stato di diritto per via dell’ergastolo ostativo ai mafiosi secondo l’Europa?”, ha chiesto quindi Delmastro. “Come si fa a plaudire ad un meccanismo usuraio che, anche di fronte a una pandemia, fa tintinnare il denaro, ma lo richiude nel cassetto, subordinandone l’erogazione alla sottoposizione ai diktat?”, ha chiesto ancora il deputato di FdI.

Baldassarre: “Svelato l’inganno del Recovery fund”

È stata poi la leghista Simona Baldassarre a soffermarsi sull’altra questione macroscopica evidenziata dal veto ungherese e polacco. “Ecco l’inganno del Recovery: basta il no di qualche Stato membro e il castello dei finanziamenti crolla. Oggi – ha sottolineato Baldassarre – l’hanno fatto loro, domani lo faranno i rigoristi, anche con l’Italia, se i suoi progetti non saranno graditi ideologicamente a Bruxelles”. “La sinistra – è stato quindi l’invito dell’eurodeputata – non addossi la colpa a Polonia e Ungheria, ‘Paesi sovranisti egoisti’, che non vogliono essere solidali con l’Europa vicina a chi soffre!”.

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