Charlie Hebdo, sei imputati scampano l’accusa di terrorismo per gli attacchi che fecero 17 vittime
Sei degli undici accusati al processo per gli attentati contro i redattori del giornale satirico francese Charlie Hebdo non sono stati riconosciuti dalla Corte d’assise di Parigi come terroristi.
Il verdetto dei magistrati francesi decreta che i sei sono colpevoli di associazione a delinquere ma, appunto, non di terrorismo.
È il quotidiano francese Le Figaro a rivelare il colpo di scena nel processo che vede alla sbarra gli attentatori islamici accusati di aver voluto colpire i redattori di Charlie Hebdo per la campagna dissacrante che il periodico stava conducendo sull’Islam.
C’era molta attesa stamane per il verdetto di un processo che ha catalizzato l’attenzione dell’opinione pubblica al termine di tre mesi di udienze.
Alla sbarra 14 imputati accusati degli attentati del gennaio 2015 contro la sede di Charlie Hebdo e contro l’Hyper Cacher.
Se l’accusa aveva chiesto condanne “all’altezza dell’estrema gravità dei fatti”, la difesa aveva rilanciato esortando i giudici a non cercare “a tutti i costi” dei colpevoli per sopperire all’assenza dei fratelli Said e Cherif Kouachi e di Ahmed Coulibaly.
I tre terroristi furono uccisi dalle forze dell’ordine il 9 gennaio 2015 dopo aver ammazzato 17 persone e seminato il terrore in Francia.
Gli avvocati generali hanno chiesto condanne a pene di reclusione comprese tra i cinque anni e l’ergastolo sostenendo che i tre terroristi non sarebbero stati niente senza gli imputati.
Il processo vedeva imputate 14 persone, undici delle quali presenti in aula, con l’accusa di aver dato sostegno ai fratelli Cherif e Said Kouachi e Amedy Coulibaly, i terroristi responsabili dell’attacco al settimanale satirico Charlie Hebdo e la successiva presa di ostaggi al minimarket ebraico Hyper Cacher.
Gli attacchi, fra il 7 e il 9 gennaio 2015, causarono la morte di 17 vittime, più i tre terroristi uccisi dalle forze dell’ordine.
Il principale accusato presente in aula, Ali Riza Polat, è stato dichiarato colpevole di complicità in omicidio terrorista, per aver fornito “un aiuto logistico determinante” a Coulibaly.
Hayat Boumeddiene, vedova di Coulibaly, latitante dopo essere fuggita in Siria, è stata riconosciuta colpevole di associazione a delinquere terrorista e finanziamento del terrorismo.
Fuggiti all’estero anche altri due imputati, Mohamed e Mehdi Belhoucine, che potrebbero essere deceduti.
Uno di loro è stato riconosciuto colpevole di complicità dei reati commessi dai Kouachi e Coulibaly.
Nezar Mickael Pastor, Amar Ramdani e Willy Prevost sono stati riconosciuti colpevoli di associazione a delinquere terrorista.
Said Makhlouf, Mohamed Fares, Abdelaziz Abbad, Metin Karasular, Miguel Martinez, Christophe Raumel sono stati invece colpevoli, appunto, di associazione a delinquere senza la qualifica di terrorista.
Il processo, che si è aperto tre mesi fa, è stato una dura prova, non solo per le parti civili, i sopravvissuti e i familiari delle vittime, che hanno rivissuto l’orrore di quei giorni.
Vi è stata una interruzione di oltre un mese, a causa del contagio di uno degli imputati, Polat, che si è ammalato di coronavirus.
E durante il dibattimento vi sono stati due attacchi terroristici: a settembre due persone sono state ferite a coltellate vicino all’ex-sede di Charle Hebdo e in ottobre è stato decapitato l’insegnate Samuel Paty che aveva mostrato vignette di Maometto in classe.
Un clima che è comunque pesato sull’intero processo.
il 9 gennaio 2015 dopo aver ammazzato 17 persone e seminato il terrore in Francia.
Gli avvocati generali hanno chiesto condanne a pene di reclusione comprese tra i cinque anni e l’ergastolo sostenendo che i tre terroristi non sarebbero stati niente senza gli imputati.
Il processo vedeva imputate 14 persone, undici delle quali presenti in aula, con l’accusa di aver dato sostegno ai fratelli Cherif e Said Kouachi e Amedy Coulibaly, i terroristi responsabili dell’attacco al settimanale satirico Charlie Hebdo e la successiva presa di ostaggi al minimarket ebraico Hyper Cacher.
Gli attacchi, fra il 7 e il 9 gennaio 2015, causarono la morte di 17 vittime, più i tre terroristi uccisi dalle forze dell’ordine.
Il principale accusato presente in aula, Ali Riza Polat, è stato dichiarato colpevole di complicità in omicidio terrorista, per aver fornito “un aiuto logistico determinate” a Coulibaly.
Hayat Boumeddiene, vedova di Coulibaly, latitante dopo essere fuggita in Siria, è stata riconosciuta colpevole di associazione a delinquere terrorista e finanziamento del terrorismo.
Fuggiti all’estero anche altri due imputati, Mohamed e Mehdi Belhoucine, che potrebbero essere deceduti.
Uno di loro è stato riconosciuto colpevole di complicità dei reati commessi dai Kouachi e Coulibaly.
Nezar Mickael Pastor, Amar Ramdani e Willy Prevost sono stati riconosciuti colpevoli di associazione a delinquere terrorista.
Said Makhlouf, Mohamed Fares, Abdelaziz Abbad, Metin Karasular, Miguel Martinez, Christophe Raumel sono stati invece colpevoli, appunto, di associazione a delinquere senza la qualifica di terrorista.
Il processo, che si è aperto tre mesi fa, è stato una dura prova, non solo per le parti civili, i sopravvissuti e i familiari delle vittime, che hanno rivissuto l’orrore di quei giorni.
Vi è stata una interruzione di oltre un mese, a causa del contagio di uno degli imputati, Polat, che si è ammalato di coronavirus.
E durante il dibattimento vi sono stati due attacchi terroristici: a settembre due persone sono state ferite a coltellate vicino all’ex-sede di Charle Hebdo e in ottobre è stato decapitato l’insegnate Samuel Paty che aveva mostrato vignette di Maometto in classe.
Un clima che è comunque pesato sull’intero processo.