Condannato il tunisino che in “permesso” sfregiò la fidanzata italiana. Aveva già ucciso una donna nel 2007
I giudici gli avevano concesso un premesso premio, lui ne aveva approfittato per consumare la propria vendetta sulla sua ex. Oggi il verdetto: sedici anni di carcere senza attenuanti e con ordine di espulsione a condanna espiata. E’ la pena a cui è stato condannato con rito abbreviato, il 37enne tunisino che nel 2019 sfregiò con una bottiglia rotta la compagna, 43enne, mentre si trovava fuori dal carcere in permesso per lavoro. A quel tempo infatti l’uomo che stava scontando una condanna a 15 anni per aver ucciso nel 2007 a Bergamo l’allora compagna, Alessandra Mainolfi (nella foto in alto col tunisino), 21 anni, lavorava come barista con l’obbligo di rientrare in carcere la sera.
Il tunisino che usciva dal carcere per lavorare
“Mi chiedevo perché di giorno non fosse raggiungibile e perché avesse sempre orari strani”, aveva spiegato la ragazza alla polizia, che poi aveva scoperto che quelli erano gli orari disposti dal carcere per permettere al detenuto di svolgere la sua attività lavorativa fuori dal penitenziario in un bistrò alla periferia di Torino. A quel punto aveva dciso di troncare la relazione ma lui, in permesso premio, aveva cercato di ucciderla con un coccio di bottiglia trovato in strada.La donna si era salvata salvò grazie ad una pesante sciarpa che aveva al collo. La richiesta del pm era stata una condanna a 12 anni.
Il fallimento del progetto rieducativo
“Il reato è gravissimo e le conseguenze per la vittima ineliminabili nonostante l’opera compiuta dai sanitari – commenta all’Adnkronos il legale della vittima, Anna Ronfani – e dimostra il fallimento di un progetto rieducativo su un soggetto che ha dimostrato di non meritarlo tradendo anche la fiducia di chi aveva creduto in lui”.