Coronavirus, Eleonora Brigliadori: «Sono pronta a morire piuttosto che vaccinarmi»

16 Dic 2020 8:01 - di Edoardo Valci
Eleonora Brigliadori

Un’altra dichiarazione destinata a creare un mare di polemiche. «Chi oggi gioca a fare Dio, è veramente da fermare. Ma io non permetterò a nessuno di incrinare la mia anima e di bloccare la mia evoluzione. E sono pronta a morire se qualcuno avrà l’ardire di obbligarmi ad alcunché». Non usa mezzi termini Eleonora Brigliadori, commentando all’Adnkronos l’eventualità che lo Stato renda obbligatorio il vaccino anti-coronavirus. E si spinge a prevedere che «ci saranno molte persone che come me preferiranno la morte. Perché morire in Cristo vuol dire risorgere, mentre chi per paura venderà la sua anima a Satana non potrà più ascendere ai mondi spirituali. Ma potrà solo dare vita a un mondo degenerato».

Eleonora Brigliadori e il «profondo attacco alla vita»

Per Eleonora Brigliadori, «questo è il più profondo attacco che si possa fare alla vita umana. Quello che non viene detto da nessun tg, da nessun giornale e da nessuna rivista è che la tecnologia satanica è stata scoperta pochi anni fa. Ed è entrata in questo nuovo vaccino, che modifica profondamente la tecnica dei vaccini precedenti. Distruggerà il genoma umano».

La lettura “spirituale” e i sigilli sacri

A questo punto, si avventura in una lettura “spirituale” del tema: «Segna l’apertura dei sigilli che sono sacri. Che non dovrebbero essere toccati da nessun uomo che non li modifichi attraverso una pura azione spirituale. In piena libertà e con la collaborazione di Cristo. Come Cristo comanda e come comanda la legge di Dio».

La conclusione di Eleonora Brigliadori

Per cui, arriva a sostenere Eleonora Brigliadori, «nel momento in cui metteranno l’obbligo di questo vaccino, si vedranno gli effetti collaterali e molti moriranno dopo la prima somministrazione. Ma non solo. Si assisterà pure all’inizio dell’apocalisse degenerativa dell’umanità. Una volta che un genitore avrà dovuto subire questo vaccino, porterà le degenerazioni del genoma alle generazioni successive».

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