Covid, domenica il primo vaccino a un’infermiera. Ma c’è la beffa di Arcuri: i numeri non tornano
Covid, vaccino, Arcuri: sos certezze. Qualcosa tra date, fiale, vaccinazioni, è in bilico. Intanto, domenica sarà somministrato la prima fiala di vaccino a un’infermiera dello Spallanzani. Ma nel frattempo, sull’intero piano vaccinale, sembra incombere la beffa di Arcuri: i numeri, infatti, non tornano. Ma andiamo con ordine. Dunque, a quanto apprendiamo dalla Adnkronos, sarà un’infermiera a ricevere la prima dose del vaccino anti-Covid. La somministrazione del siero è in programma domenica 27 dicembre all’Inmi Spallanzani di Roma, per il V-Day che partirà in contemporanea in tutta Europa. Le fonti arrivano dalla Regione Lazio. Fonti che però, sembrerebbe, non tengono conto dei ritardi sulla consegna delle dosi. Del bando sui medici partito in ritardo. Del rischio di una terza ondata. Insomma, della variabile impazzita che potrebbe far slittare e finire tutto nel 2023…
Covid, vaccino, Arcuri: domenica la prima fiala a un’infermiera. Ma la beffa incombe…
Già, perché stando a quanto riportato in queste ore da Il Giornale, le prossime tappe per la campagna vaccinale potrebbero risultare una via crucis. Il percorso da condurre nell’arco del 2021 è fissato, step by step, nel piano che il super commissario Domenico Arcuri ha presentato a inizio dicembre. Il problema però è che quel piano rischia di rivelarsi una castello di carte, suscettibile a crollare al primo soffio di vento. E a quanto pare, il vento soffierebbe da parecchi fronti contrapposti… La partenza, insomma, potrebbe essere una falsa partenza. Fissata per il 25 dicembre quando le fiale, scortate dall’esercito, arriveranno allo Spallanzani di Roma è al momento un dato suscettibile di modifiche future. Già quando, tra Natale e Santo Stefano, le dosi dovrebbero arrivare nei primi punti di consegna per l’inizio ufficiale delle vaccinazioni il 27 dicembre prossimo: data ecumenica, simbolo per tutta Europa. «Il problema – scrive a questo punto Il Giornale – è che le certezze si fermano a quel giorno».
Vaccino Covid: ecco cosa prevede il piano Arcuri
«Nei primi giorni di gennaio parte la vaccinazione di massa», ha spiegato il commissario straordinario all’emergenza coronavirus. Alle Regioni verranno consegnate il 90% delle dosi di vaccino richieste, in considerazione del fatto che «verosimilmente non sarà vaccinato il 100% del personale sanitario», ha fatto sapere Arcuri che, ha poi aggiunto, manderà alle Regioni il libretto di istruzioni e la procedura di somministrazione dei vaccini. Dunque, stando a quanto annunciato nei giorni scorsi, la campagna di vaccinazione in Italia partirà con le prime 1.833.975 dosi di vaccino anti Covid 19. Che verranno distribuite da Pfizer. Inoltre: previa approvazione dell’Ema – sottolineavano gli addetti ai lavori nei giorni scorsi – «l’immissione sul mercato del vaccino e dopo la successiva, pressoché immediata, validazione dell’Aifa, ci sarà, già prima della fine dell’anno, il Vaccine Day europeo. In cui i primi cittadini verranno vaccinati nello stesso giorno, così come concordato tra i ministri della Salute di Belgio, Francia, Germania, Italia, Lussemburgo, Olanda, Spagna e Svizzera». Di qui, la notizia data in apertura, della prima somministrazione all’infermiera dello Spallanzani domenica prossima.
Tutti i nodi che potrebbero venire al pettine
Ma i problemi comincerebbero ora. Secondo il piano, infatti, «nei giorni successivi, verrà avviata la prima sessione della vaccinazione di massa, destinata alle categorie che il Governo e il Parlamento hanno stabilito essere prioritarie: operatori sanitari e sociosanitari, personale operante nei presidi ospedalieri, pubblici e privati, ospiti e personale delle residenze per anziani». Con la suddivisione, informano gli uffici del commissario, «condivisa tra il Governo, le Regioni e il Commissario, e sulla base dei dati forniti dalle Regioni, delle prime 1.833.975. Dosi che verranno inizialmente inviate alle Regioni». La seconda fornitura garantita da Pfizer, quindi, sarà di 2.507.700 dosi. Un numero che consentirà nelle settimane successive di somministrare la seconda dose alle suddette categorie prioritarie. Nonché di avviare la vaccinazione della popolazione più fragile.
Mancano numeri e date sicure…
Tutto a posto, allora? A giudicare da quanto rilevato da Il Giornale, non proprio. Secondo il quotidiano milanese diretto da Sallusti, infatti, «i numeri sicuri su quello che ci aspetta per il 2021 non sono molti. E si limitano ad un orizzonte temporale che non va oltre l’inizio della primavera. Non solo. A detta del sito de Il Giornale, «la consegna di queste dosi», in base a quanto spiegato dal nuovo Direttore Generale dell’Aifa, Nicola Magrini, «dovrebbe avvenire a scaglioni: circa 300.000 a settimana, da destinare a circa 222 punti di vaccinazione nelle varie regioni. Punti che entro il 7 gennaio dovrebbero crescere a 289. Calcolatrice alla mano con questi ritmi la consegna del primo blocco dovrebbe avvenire entro un mese, intorno alla seconda metà di gennaio. A quel punto dovrebbe entrare nel circuito della consegna anche il vaccino dell’azienda farmaceutica Moderna». Complessivamente, ha quindi riassunto Magrini, «nel primo trimestre contiamo di immunizzare un milione e mezzo di italiani al mese, appartenenti alle categorie indicate come prioritarie».
Trance di vaccinazioni e calcoli sulle fiale: qualcosa potrebbe non tornare
Le proiezioni di Magrini coinciderebbero col piano Arcuri. Ma solo dal punto di vista delle previsioni, scrive Il Giornale. Che, non a caso, conclude il suo dettagliato servizio scrivendo: «Con le due trance del vicino Pfizer/Biontech sulla carta si riusciranno a vaccinare poco più di 2 milioni di persone. Secondo gli accordi preliminari di acquisto tra Commissione Ue e case farmaceutiche, all’Italia dovrebbero spettare circa 26 milioni di dosi del vaccino Pfizer, otto nel primo e secondo trimestre e 10 nel terzo. Ma su questi numeri non ci sono certezze. Forse potrebbe venire in soccorso il vaccino di Moderna, sul quale l’Ema si esprimerà il 6 gennaio prossimo. Ma anche qui i numeri sono limitati. L’Italia dovrebbe riuscire ad avere a malapena 1,3 milioni di dosi nel primo trimestre, quindi poco meno 600 mila persone vaccinabili». Insomma, come per il siero Pfizer, anche in questo caso ci troviamo davanti più a intenzioni che a punti fermi. Ma la buona volontà e l’ottimismo non sono scadenze certe e date sicure da segnare in rosso sul calendario di un progetto istituzionale che riguarda la salute del Paese…