Il politicamente corretto colpisce persino il mitico dizionario di greco Rocci: «Frase sessista»
È da decenni e decenni l’incubo (e l’amico fedele) degli studenti del liceo classico. Il dizionario di greco “Rocci” è considerato “sacro” ma ora è al centro di una bufera, in nome del politicamente corretto. Pubblicato per la prima volta nel 1939 dal padre gesuita Lorenzo Rocci, sta scatenando polemiche per una frase giudicata sessista e pubblicata sulla sua pagina Facebook. Si tratta della definizione della parola greca gineconomo, tradotta come ispettore o sorvegliante dei costumi, dell’abbigliamento, delle donne. Fin qui nulla di particolare. L’inferno è per il commento: «Dagli antichi Greci abbiamo solo da imparare». Il post è stato poi rimosso, ma gli utenti dei social non hanno apprezzato: «Le battute o le si fanno bene o è meglio evitare», hanno scritto. E ancora, «suggerisco un corso di marketing che insegni al social media manager come ci si scusa dopo uno scivolone». «Sono indignata come classicista e come donna».
Il dizionario di greco “Rocci” e il “gineconomo”
Dal gineconomo, magistrato dell’Antica Grecia, «c’è molto da imparare soprattutto oggi, in tempi di coronavirus. Infatti era una figura che regolamentava, non controllava. Invitava ad attenersi a ciò che serve, bandendo le esibizioni e gli eccessi». Lo dice all’Adnkronos Matteo Nucci, scrittore e grecista, da ultimo di Achille e Odisseo. La ferocia e l’inganno di Einaudi. È anche finalista al Premio Strega 2010 con il suo primo romanzo Sono comuni le cose degli amici uscito da Ponte alle Grazie.
Le parole del grecista
Matteo Nucci la liquida come un «commento infelice» quello sulla pagina del dizionario di greco Rocci. Una «trovata pubblicitaria». E invita invece a riflettere sulla parola. «La figura di questo magistrato cambia durante i secoli. Aristotele raccontava che era rivolta a disciplinare abitudini, modi di fare, atteggiamenti delle donne, come poca grazia, ostentazione della femminilità. Poi, nel secolo seguente, il gineconomo era invece addetto a monitorare l’eccesso di lusso, gli sfoggi esagerati anche tra gli uomini. Ed oggi in questa sperequazione tra ricchi e poveri, atroce in pandemia, lo considero un personaggio interessante, da cui imparare e a cui ispirarsi. In perfetta linea con tutte le filosofie ellenistiche risalenti a Socrate, invita a cercare solo ciò che è necessario all’essere umano; a curarsi delle cose importanti».
«Elena è il simbolo della memoria»
«Ispiriamoci ai greci, a un magistrato che controlli e limiti gli eccessi dei ricchi, per dare ai poveri», afferma il grecista. «Ci servirebbe un magistrato che intacchi la ricchezza». E il sessismo? «L’infelice commento su Facebook probabilmente è stata una trovata pubblicitaria. Per il resto, la storia è quella che è. Che la parità tra uomo e donna sia recente lo sanno anche le pietre. Ma le donne non sono nell’antica Grecia personaggi di secondo piano. Omero legge con gli occhi delle donne. Penelope è l’unica che sa come interpretare i sogni perché ha una intelligenza diversa da quella maschile, in grado di cogliere la verità dell’irrazionale. Ed Elena nell’Iliade è il simbolo della memoria».