Il fisco italiano prosegue la partita col morto Maradona. Ma è mistero sul tesoro e sul debito di Diego

3 Dic 2020 13:04 - di Luca Maurelli
Maradona col figlio Diego jr

Undici figli, cinque ufficiali, sei presunti, settantacinque milioni di euro di patrimonio, quaranta (0 forse sette) di debito col fisco italiano, che forse saranno imputati agli eredi, Diego Maradona jr in testa. Il Pibe de Oro se n’è andato seminando non più avversari ma tanti, tantissimi dubbi, sia sulla sua morte, su cui la polizia indaga, sia sul suo patrimonio economico, sul quale, dal 1991, l’Agenzia delle Entrate ha messo gli a seguito di un contenzioso tributario che vede Maradona nello scomodo ruolo di evasore.
Innocente evasore, secondo molti, visto che la stessa fattispecie i suoi compagni di squadra, Careca e Alemano, furono assolti e Diego ebbe la sola colpa di non essersi difeso nei termini previsti, come ha cercato di spiegare il libro del 2006 “L’oro del Pibe”.

Maradona e il fisco, una questione che non si ferma qui

Oggi non è ufficiale e non si riesce a conoscere, nonostante ripetute sollecitazioni all’Agenzia delle Entrate, l’entità del debito che il Pibe aveva con il fisco italiano, al momento della morte. E neanche si sa se il fisco italiano intenda rivalersi sull’erede italiano, Diego Armando Maradona jr, anche se gli articoli 460 e  752 del codice civile parlano chiaro: i debiti si trasmettono, in caso di accettazione dell’eredità.

Sì, ma quanto deve Maradona, da morto, all’ex Equitalia, attuale agenzia di riscossione di Equitalia?

Quaranta milioni, secondo le cartelle notificate negli anni a Maradona, su cui si consumò la battaglia sul filo del diritto fino in Cassazione grazie al primo collegio difensivo di Maradona, formato da una squadra di cento commercialisti napoletani capitanati dallo storico legale del campion argentino, Vincenzo Siniscalchi, e dal fiscalista, già difensore Civico del Comune di Napoli Giuseppe Pedersoli.
Solo sette, secondo un’ultima sentenza del 2015 che ha dato ragione al collegio subentrato nella difesa di Diego, capitanato dagli avvocati Angelo Scala, Angelo Pisani e dal commercialista Enrico Carlomagno con sentenza del 15 marzo 2012 della sezione 12 della Commissione Tributaria provinciale (presidente Capuozzo, giudice Scognamiglio, relatore Izzo) che ha cancellato gli interessi ma non il debito e le sanzioni. Ma è un pronunciamento definitivo che ha chiuso il caso a quella cifra o l’iter delle opposizioni, che aveva portato l’Agenzia delle Entrate, negli anni scorsi fino alla Cassazione, prosegue e proseguirà anche in una partita “col morto”?

L’Agenzia delle Entrate preferisce tacere

Notizie dall’ufficio stampa dell’Agenzia delle Entrate non se ne riescono ad avere, nonostante lo spessore mondiale del personaggio in questione e la portata, anche sociale, della questione Maradona, morto con l’etichetta di evasore fiscale, nonostante le carte in sua difesa prodotte fino in Cassazione, quando a difenderlo scese in campo lo studio di uno dei massimi fiscalisti italiani, quello del compianto ex ministro Augusto Fantozzi.
Il fisco italiano invoca la privacy e promette solo eventuali “smentite” in caso di inesattezze pubblicate o annunciate, ribaltando i canoni della comunicazione e l’onere della fonte, ma evidentemente la scelta è “politica” ma incardinata su norme interpretate in maniera rigida: non parlare di Maradona, a cadavere caldo, per evitare l’impopolarità o la bagarre mediatica. Ma la sensazione è che presto la questione tornerà d’attualità, nella speranza che non si consumi a suon di pignoramento spettacolari ma di chiarezza e trasparenza.

 

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