Salvini rompe il ghiaccio e parla con Conte: «Si rischia la catastrofe, chiamaci». E lui: «Ci penso»
La situazione è difficile, gli italiani rischiano. L’ammucchiata di governo non può continuare a chiudersi a riccio e a prendere provvedimenti che lasciano a dir poco perplessi. Matteo Salvini si avvicina a Giuseppe Conte e gli parla. Dopo mesi di scontri, di telefonate mai giunte o giunte troppo il ritardo, c’è il colloquio. Il leader della Lega chiede un incontro urgente, occorre riparlare dell’apertura delle scuole e sulle chiusure di Natale.
Salvini a Conte, dal Natale alla scuola
Salvini chiede di allentare i divieti previsti nei giorni di festa. Almeno per permettere la circolazione all’interno delle province o nel raggio di poche decine di chilometri dalla propria abitazione. Ma è soprattutto la scuola che non fa dormire sonni tranquilli. «La scuola sono 8 milioni di studenti e uno di insegnanti, la spina dorsale del paese. Ma dire che il 7 gennaio riaprono indistintamente tutte le scuole significa mettere a rischio tutti, se nel frattempo non si pensa ai trasporti pubblici e all’aerazione delle classi. Rischia di essere una catastrofe».
Il botta e risposta nel colloquio
«Da Conte mi separano tante cose. Ma per amore dell’Italia gli ho detto: Presidente, chiamateci, coinvolgeteci», racconta Salvini a Tg2. Cosa ha risposto? «Mi ha detto: Ci pensiamo. Io mi voglio confrontare con il governo sui temi concreti, non sul rimpasto, su Renzi e Zingaretti. Io ci sono anche domani».
Salvini a Conte: «È il momento di guardarci negli occhi»
Pochi minuti prima il leader della Lega aveva parlato durante la dichiarazione di voto al Senato. «C’è “una idea di Italia che abbiamo in testa, su cui è il momento di guardarci negli occhi. Questo non è il momento del rimpasto,
del litigio, delle divisioni. Conte si metta una mano sul cuore, per Natale non si possono avere persone separate. Se vuole una soluzione si può trovare».
Basta con i tagli e le chiusure
«Il Mes? Lo abbiamo già detto, è un Robin Hood al contrario. Porta via soldi a chi ha bisogno, per salvare le banche ai tedeschi. Stiamo morendo di austerità», ha aggiunto Salvini. «Basta con i tagli e le chiusure. Rendiamoci conto che abbiamo sessanta milioni di persone che stanno dietro di noi. Potremmo aspettare di arrivare al voto, dicendo quelli hanno fatto il male del Paese. Ma non vorrei che fossero tutti gli italiani a pagare i vostri errori».
«Difendiamo i confini italiani ed europei»
Poi, rivolto a Conte: «Lei ha parlato di Turchia. Dal 2000 a oggi abbiamo dato 50 miliardi di euro a quello che è un regime islamico. Io sono stufo di finanziare chi non conosce il significato della parola democrazia», ha detto Salvini. «Ci ricatta sul tema immigrazione? Basta, difendiamo i confini italiani e europei, invece di pagare chi fa il lavoro sporco».
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