Selvaggia Lucarelli dichiara “guerra” a Nuzzi, volano parole grosse: «Roba da peracottari»

11 Dic 2020 15:47 - di Alberto Consoli
Selvaggia Lucarelli contro Gianluigi Nuzzi

Definire Gianluigi Nuzzi un “peracottaro”, giornalisticamente parlando, poteva farlo solo Selvaggia Lucarelli. Sempre pronta a far guerra con tutti, la giornalista e opinionista ha colto l’assist di un post scritto dal conduttore del programma di inchiesta “Quarto grado”. Il quale si chiedeva legittimamente il motivo per cui in pochi mesi c’è già un vaccino contro il Covid – 19;  mentre per l’HIV, dopo ben 40 anni, ancora nulla, asserendo nella didascalia: A voi non sembra strano? Forse c’è qualcosa che non va? . Il post di Gianluigi Nuzzi ha fatto arricciare il naso a Selvaggia Lucarelli. Che lo ha preso a legnate.

Selvaggia Lucarelli contro Gianluigi Nuzzi: “Sei pernicioso”

Ecco il post al veleno di Selvaggia Lucarelli: “La cattiva informazione dei peracottari dell’ultima ora è perniciosa. La cattiva informazione dei giornalisti (o peggio, queste domande insinuanti, benzina sul fuoco del complottismo) è imperdonabile”. Contenta di pizzicare in fallo il giornalista e scrittore,  successivamente ha voluto rispondere al quesito di Gianluigi Nuzzi sul vaccino anti Covid, citando Jean-Daniel Lelièvre: il capo di immunologia clinica dell’ospedale Henri Mondor: “E’ un paragone stupido…Con la Sars c’è risposta immunitaria, mentre con l’HIV no…Anzi quest’ultimo virus distrugge il sistema immunitario…”. Insomma, è, in fondo la risposta che si poteva tranquillamente dare al quesito di Nuzzi. Senza umiliare nessuno. Fare domande è lecito. Magari capita di fare domande poco pertinenti.

Selvaggia Lucarelli a gamba tesa

Ma Selvaggia Lucarelli, sempre felice quando può fare la prima della classe, gliel’ha fatto notare pubblicamente. “Non bisogna averlo studiato. Basta studiare prima di battere i polpastrelli sulla tastiera…”. Il conduttore di Quarto Grado in un post aveva spiegato meglio il suo quesito: “Per l’Hiv fino al 1996 non c’era alcun farmaco e quindi per 10 anni siamo rimasti al buio – ha scritto Nuzzi -. Questo perché era ritenuta una malattia ‘degli altri’, una malattia che colpiva gli omosessuali, chi si drogava di eroina e chi faceva sesso promiscuo: insomma era una malattia che toccava determinati gruppi di persone. Pertanto la scienza per dieci anni è stata – come dire – un po’ superficiale, forse non alimentata finanziariamente dai governi”.

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