Calabria, Cesa indagato si dimette: «Io estraneo». Pioggia di solidarietà: «Le accuse sono lunari»
È un fragoroso terremoto politico-giudiziario quello che travolge i centristi dell’Udc in Calabria e, in particolare il segretario nazionale dell’Udc, Lorenzo Cesa, indagato – che si è dichiarato estraneo ma si é immediatamente dimesso trovando la solidarietà di buona parte del mondo politico – e il segretario regionale dell’Udc, nonché assessore al Bilancio della Regione Calabria, Franco Talarico – finito ai domiciliari – messi sotto accusa da un’inchiesta della Direzione Distrettuale Antimafia. Che ritiene abbiano fatto affari con le cosche della Ndrangheta.
“Ho ricevuto un avviso di garanzia su fatti risalenti al 2017 – ammette Cesa. – Mi ritengo totalmente estraneo. Chiederò attraverso i miei legali di essere ascoltato quanto prima dalla procura competente. Come sempre ho piena e totale fiducia nell’operato della magistratura. E data la particolare fase in cui vive il nostro Paese rassegno le mie dimissioni da segretario nazionale come effetto immediato”.
“Esprimo solidarietà ed amicizia a Lorenzo Cesa”, dice Maurizio Gasparri. “A pensar male si fa peccato ma spesso si dice la verità. E io di questa inchiesta ad orologeria penso davvero tutto il male possibile, mentre invece penso bene di Lorenzo Cesa che deve reagire con l’orgoglio della verità e della serietà ad accuse che francamente appaiono lunari”.
“Lorenzo Cesa è un galantuomo”, afferma Gianfranco Rotondi. “Lo conosco da decenni e sulla sua onestà metto la mano sul fuoco. Suppongo che la sua iscrizione nel registro degli indagati sia un atto dovuto in quanto segretario che ha presentato le liste Udc in Calabria, al cui interno erano gli arrestati. Per fortuna Gratteri è un magistrato autorevolissimo e stimato per la sua autonomia, sono dunque sicuro che la vicenda si chiarirà in tempi rapidissimi. Capisco le ragioni di stile ma penso che Lorenzo abbia fatto male a dimettersi da segretario del suo partito, essere indagati – per giunta per circostanze oggettive – non significa perdere credibilità’’.
Il blitz di 370 uomini delle forze dell’ordine, che da stamattina hanno notificato i provvedimenti dell’autorità giudiziaria, ha colpito i maggiori esponenti delle ‘ndrine tra le più importanti di Crotone, Isola Capo Rizzuto e Cutro come ‘Bonaventura’ ‘Aracri’, ‘Arena’ e ‘Grande Aracri’, nonché di imprenditori di spessore ed esponenti della pubblica amministrazione ritenuti collusi con le organizzazioni criminali.
Dai numeri si capisce che l’operazione “Basso profilo” della Dda, che porta la firma del procuratore Nicola Gratteri, ha colpito durissimo: 48 arresti – 13 in carcere e 35 ai domiciliari – 59 le società, sequestrate così come 45 immobili, 29 autoveicoli di cui 2 Porsche (911 Carrera 4 e Boxter), 77 conti correnti, 24 carte di credito ricaricabili e 1 imbarcazione oltre ad alcuni preziosi. Le indagini, che basano, fra l’altro, sulle testimonianze di alcuni pentiti, si è avvalsa di 266.500 intercettazioni, accertamenti patrimoniali su 1.800 conti correnti con la ricostruzione di 388.000 operazioni bancarie per un giro d’affari di circa 250.000.000 di euro. Secondo la magistratura al centro dell’organizzazione criminale vi era Antonio Gallo detto ‘il principino’. Un ‘jolly’, in grado di rapportarsi con i membri apicali di ciascun gruppo mafioso.
E in questo contesto cosa c’entrano Cesa e Talarico? “In sostanza – spiega il procuratore Nicola Gratteri al Tg1 – il segretario regionale Talarico organizza un pranzo a Roma nell’estate 2017 dove era presente anche Cesa per discutere l’aiuto da dare all’imprenditore Gallo per aggiudicarsi appalti, anche relativi alle imprese di pulizia”. Secondo i magistrati, “Lorenzo Cesa, quale partecipe, all’epoca dei fatti eurodeputato dell’Udc, d’intesa con Francesco Talarico, si impegnava ad appoggiare il gruppo per soddisfare le mire dei sodali nel campo degli appalti”.