Conte: io dimettermi, e perché mai? Se sale al Colle è solo per riferire a Mattarella
Giuseppe Conte è incredibilmente convinto di poter andare avanti senza portare le sue dimissioni al Quirinale. “Io dimettermi? E perché mai“, questo il suo stato d’animo secondo quanto riferiscono le cronache politiche. Ha detto al Senato di sedere sulla sua poltrona con onore.
Conte oggi salirà al Quirinale?
E certo sta dimostrando un attaccamento spropositato a quel seggio. Con la tenacia di uno che farebbe davvero qualunque cosa pur di non rinunciare al potere che, inaspettato, gli è piovuto sul capo senza mai avere ricevuto un voto.
Gli ammonimenti di Casini a Conte
Nulla lo fa deflettere: né i dubbi legittimi del Pd, né le perplessità di politici di lungo corso come Pierferdinando Casini che ancora ieri ammoniva: “Se si va avanti di questo passo, perdiamo il contatto con la realtà del Paese”.
L’importante e sedere sulla poltrona “con onore”
L’importante, per Conte, è non perdere il contatto con la poltrona su cui siede con onore e disciplina, secondo lui. E così i retroscena raccontano di un premier intenzionato sì a salire al Colle ma non certo per dimettersi, piuttosto per riferire sulla situazione e sentire che ne pensa Mattarella. Il premier traballante ha quattro posti da offrire: due ministeri, un posto da sottosegretario e la delega ai Servizi. Sono “bocconcini” gustosi da mettere sul piatto.
Come sostituire i senatori a vita
“Se – scrive il Corriere – tra un paio di settimane i numeri non saranno lievitati, Conte dovrà arrendersi a salire al Colle. L’avvocato deve trovare in fretta almeno cinque, sei «costruttori», anche perché i senatori a vita Segre, Monti e Cattaneo spesso non prendono parte ai lavori di Palazzo Madama. «I numeri presto aumenteranno», si dice fiducioso Conte”.
Conte tesse la tela, il Quirinale attende
“A norma di Costituzione – scrive il quirinalista del Corriere Marzio Breda – il premier potrebbe addirittura non presentarsi. Spetta infatti alle Camere tenere a battesimo un governo e magari confermarlo in vita, com’ è accaduto stavolta con la mozione di fiducia presentata da Palazzo Chigi: dinamica cui è estraneo il Quirinale… In ogni caso, siccome al capo dello Stato spetta il diritto di «esser consultato, di incoraggiare e di mettere in guardia» (copyright di Walter Bagehot), Mattarella avrà un bel po’ di argomenti da proporre all’ospite. Tutti ispirati all’incertezza sulla concreta operatività del governo (per esempio quando nelle commissioni potrebbe scatenarsi il sabotaggio dei renziani) e all’urgenza di alcune misure non procrastinabili. Dagli annunci ai fatti. Come la chiusura del Recovery plan e della sua governance, per non parlare della campagna vaccinale inceppata, dei ristori da accreditare e della pressione sociale in crescita”.
Tabacci e il gruppo centrista al Senato
Giuseppe Conte è convinto che ce la può fare, con un rimpasto e con la formazione di un gruppo centrista al Senato di cui si occuperebbe Bruno Tabacci. E poi chi l’ha detto che i posti da offrire sono solo quattro? Ci sono i ministeri da sdoppiare, per sollecitare altri appetiti e assicurarsi altre fedeltà di comodo.
Scrive Repubblica: “Si può fare parecchio anche con un semplice rimpasto. Per Orlando, ad esempio, si ipotizzano due caselle: Interno o Giustizia, in questo secondo caso dirottando Alfonso Bonafede ai Servizi. E poi c’è l’Agricoltura, già promessa all’Udc se riterrà di entrare in maggioranza con i suoi tre senatori, portandosi dietro anche un altro parlamentare berlusconiano. E ancora, ballano il ministero della Famiglia e un posto da sottosegretario agli Esteri. Senza dimenticare anche l’ipotesi di sdoppiare qualche ministero, ad esempio Infrastrutture e Trasporti, ma anche Rapporti con il Parlamento e Riforme, affidando queste ultime al Pd. Tutto, piuttosto che tornare a trattare con Renzi”.