Covid, non solo vaccini. Palù punta sugli anticorpi monoclonali: «Sono un’arma potentissima»

27 Gen 2021 16:48 - di Prisca Righetti
Covid Palù su anticorpi monoclonali

Covid, non solo vaccini. Palù punta molto sugli anticorpi monoclonali: «Sono un’arma potentissima. Possono prevenire i ricoveri ospedalieri all’80%». Sul fronte della pandemia quella di Giorgio Palù, continua a essere una voce rassicurante. Infatti, mentre il governo in crisi annaspa e i nodi nella gestione dell’emergenza sanitaria vengono al pettine, il presidente dellAgenzia Italiana del Farmaco spende parole che inducono alla speranza. Le ultime pronunciate in tal senso, nel suo intervento alla presentazione del Consorzio Italiano per la genotipizzazione e fenotipizzazione di Sars-CoV-2 e per il monitoraggio della risposta immunitaria alla vaccinazione, riguardano allora gli anticorpi monoclonali. Che, rileva l’esperto, «hanno un’efficacia dell’80% nel prevenire i ricoveri in ospedale».

Covid, Palù: «Gli anticorpi monoclonali sono un’arma potentissima»

La strategia d’attacco, spiega Palù, può contare dunque su un’arma potentissima: gli anticorpi monoclonali. Efficace ad ampio spettro e veloce. Nel frattempo, però, lo schieramento dell’Iss, spiega sempre il presidente dell’Aifa, dovrà continuare la sua azione di monitoraggio del nemico. «L’istituto sorveglierà il virus – incalza l’esperto –. È il perno dell’informazione epidemiologica. Si tratta di fare sorveglianza sul virus: ce lo chiede l’Europa. Ma bisogna anche essere coordinati», aggiunge a stretto giro in una sorta di richiamo all’ordine. «E questo coordinamento – prosegue Palù – non può che farlo l’Istituto superiore di sanità». Dunque, sarà «bene che il ministero finanzi questo consorzio a tutto campo. Non solo come ricerca, ma come network.

Covid, Palù oltre alle “armi”, schiera le truppe: «L’Iss sorveglierà il virus»

«Oggi un sequenziamento si fa in breve tempo. È importante quindi riuscire ad analizzare il contesto in cui si rileva. E che possa, questo network, stimolare e far crescere i nostri migliori giovani scienziati», ha aggiunto Palù. Che poi, nel proseguire, ha anche sottolineato l’importanza che “il network” «aiuti strutture e attività nella ricerca di farmaci e vaccini. Anche perché dagli animali verranno i prossimi virus. Ho proposto questo progetto di consorzio anche perché tanti scienziati vanno fuori. Dunque, questa può essere, oltre che utile, un’occasione doverosa e necessaria», ha concluso l’esperto.

Covid, Palù: dagli anticorpi monoclonali all’immunizzazione di gregge

Ma Palù, nel suo excursus individuato e verbalizzato nell’intervento odierno, non parla solo di un consorzio di scienziati al lavoro. Puntando i riflettori anche sul vulnus vaccinazioni. E spiega: «Per arrivare a circa 40 milioni di vaccinati si puntava all’autunno». O meglio. «L’immunità di gregge – spiega il numero uno dell’Aifa – dipende dall’efficacia dei vaccini e dall’R con 0, cioè l’indice di contagiosità. Si stima che ci voglia circa il 65% di soggetti vaccinati per proteggere anche quelli che non possono vaccinarsi. Per arrivare a circa 40 milioni di vaccinati si puntava all’autunno. Ce la possiamo fare, siamo ben attrezzati. Mi pare che le Regioni siano state molto efficaci sia nel provvedere ai siti di vaccinazione. Che a reclutare personale. Saremmo in grado di vaccinare 2-300mila persone al giorno – precisa Palù, ospite di Sky Tg24 –. E questo ci porterebbe in linea con le previsione per la fine d’anno»

Ottimismo anche sui vaccini, sia su quelli già disponibili, che in arrivo

Inoltre, sempre sulla linea della rassicurazione, anche in merito ai vaccini disponibili e alla loro efficacia, Palù dichiara: «Ci sono anche altri vaccini che si stanno affacciando sullo scenario internazionale e al vaglio dell’Ema. Come lo Sputnik russo. Quello cinese di Sinovac. Il vaccino di Johnson&Johnson, che potrebbe essere pronto per marzo. È giusto preoccuparsi, ma possiamo essere ottimisti», ha anche evidenziato l’esperto. Il quale poi, chiudendo il cerchio sui vaccini presenti e in arrivo, ha anticipato: «Sarà possibile somministrare alcuni milioni di dosi del vaccino italiano, ma non prima di settembre». E commentando gli studi sul vaccino di Reithera, ha anche detto: le sue dosi «potrebbero integrare la disponibilità di oltre 200 milioni di dosi che era stata messa in preventivo d’acquisto, ma che sta ritardando».

E sul caso Astrazeneca…

Mentre sull’articolata vicenda di Astrazeneca, Palù conclude: «Lasciando il responso all’Ema, che sul vaccino AstraZeneca si è presa del tempo fino a fine gennaio, sembra che venerdì prossimo possa essere una data utile. Poi ci sarà l’approvazione della Commissione Europea. E poi passa in Aifa: il cui giudizio non sarà sull’immissione in commercio, come altri farmaci, ma solo di equivalenza e sovrapponibilità con gli altri vaccini. E potrà entrare nel merito delle categorie per età a cui somministrare questo vaccino».

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