Crisi di governo, Renzi pronto a sganciare la “bomba Mes”. Conte indeciso a tutto
Conte pronto a cedere, ma Renzi non ancora disposto a concedere. Tra il premier e l’ex-premier la crisi somiglia sempre più una a una partita di scacchi che a una mano di poker. L’impressione è che manchi un regista. E così ciascuno dei protagonisti – Conte, Renzi, Zingaretti e Di Maio (o chi per lui) – recita a soggetto. Al momento, l’alternativa non è più tra crisi o non crisi bensì tra crisi al buio o pilotata. La prima fa venire la pelle d’oca al Pd e preoccupa pure Mattarella. Con ragione: l’Italia è stretta nella morsa della pandemia ed è già in affanno sul piano vaccinazioni, l’ultima cosa di cui ha bisogno è un giro di consultazioni al Quirinale. Ma Renzi, il vero mattatore di questa convulsa fase, non si scopre.
Il premier cederebbe la delega sui Servizi
Se la crisi è pilotata verso un Conte-ter, le due ministre che a lui fanno capo, Bellanova e Bonelli, resteranno ben ferme sulle rispettive poltrone. In compenso dovrebbe dimettersi Conte, ma lui di Renzi non si fida. Per questo avrebbe offerto in contropartita la delega per il coordinamento dei Servizi, un ampio rimpasto e una decina di miliardi sulla sanità nel Recovery Plan. Basterà a Renzi? In realtà, il leader di Italia Viva ha urgente bisogno di dare un senso al suo distacco dal Pd. Per farlo, però, deve impossessarsi delle sue parole d’ordine per poi denunciarne l’incoerenza presso gli elettori. Al momento la più importante è di appena tre lettere: Mes.
È il Pd il vero obiettivo di Renzi
I 36 miliardi messi a disposizioni per la sanità dalla Ue a tasso addirittura negativo è la bomba atomica di cui Renzi dispone per fare scacco matto all’intera maggioranza. La richiesta di utilizzare in tutto in parte quei fondi è già sul tavolo di Conte. E la notizia ha fatto già scattare l’allarme rosso nel M5S. Sul Mes, infatti, rischia di spaccarsi. Ma anche il Pd non se la caverebbe a buon mercato. La battaglia di Renzi è anche la loro. Fare i pesci in barile su quel punto è come ammettere agli che l’obiettivo di “portare” i grillini nella Ue si è rivelato un flop. Rendendo posticcia la vulgata che da 15 mesi vuole il Conte-bis come il baluardo dell’Europa contro gli assalti dei sovranisti.