Crisi, il Conte-ter parte in salita. Da Renzi al M5S ecco le insidie che attendono il premier
Chi troppo vuole nulla stringe. L’antico proverbio sembra attagliarsi ala perfezione alla parabola di Giuseppe Conte. Si ritrova infatti nel bel mezzo di una crisi al buio per aver ostinatamente rifiutato quella “pilotata“. Alla fine, infatti, più forte di ogni altra considerazione è risultata la paura. Renzi è un asso nel rimangiarsi una parola. E chi mi assicura – ha rimuginato ad ogni sollecitazione a fidarsi il premier – che una volta dimissionario non mi pugnalerà alla schiena? Risultato: ora è costretto a dimettersi, ma senza rete di protezione. A minuti Conte salirà infatti al Quirinale e davanti a Mattarella estrarrà dalla tasca il foglietto su cui ha diligentemente annotato i nomi dei suoi “costruttori“, i transfughi del Senato, embrione della futura lista Conte.
Conte teme il voltafaccia di Italia Viva
Una mossa dalla triplice valenza politica: dimostrare al Capo dello Stato di non essere all’anno zero rispetto l’obiettivo fiducia; rendere aggiuntivi i voti renziani; prepararsi ad eventuali elezioni anticipate. Una genialata che tuttavia ha irritato non poco il Pd, schierato ventre a terra con Conte ma attentissimo a non irritare il leader di Italia Viva. La situazione è appesa a un filo e può sfociare in qualsiasi direzione. È il motivo per cui il premier pensa di giocare tutte le carte di cui dispone, compresa quella di sminare la relazione Bonafede sulla giustizia chiedendo al Guardasigilli una sorta di mea culpa sul tema. L’obiettivo, in questo caso, è predisporre Renzi a rientrare nel perimetro della coalizione. Un suggerimento che gli ha fornito Goffredo Bettini. Ma è un’utopia, tanto più che i gruppi parlamentari del M5S non hanno alcuna intenzione di immolarsi per il premier.
L’ipotesi Cartabia
E se il problema di Renzi è Conte, non impiegheranno più di un secondo a scegliere tra un nuovo premier e il ritorno alle urne. L’unico loro vero paletto è il coinvolgimento di Forza Italia in una ipotetica maggioranza Ursula. In due anni e mezzo di governo hanno ingoiato tutto, ma reputano Berlusconi ancora indigesto. Altri paletti li metterà Mattarella. A cominciare da quelli temporali. Conte dovrà convincere il Colle che la gestazione del suo terzo governo non andrà oltre la settimana. Anche il Capo dello Stato ha una carta in mano, quella delle urne a primavera inoltrata. E non sarebbe Conte a gestire le elezioni bensì un esecutivo affidato ad un non-politico tipo Cottarelli o la Cartabia, che sarebbe la prima donna premier. Il Conte-ter, insomma, è tutto in salita.