Datemi un elfo e sconfiggerò la sinistra… Cattabiani, la Rusconi e la metapolitica realizzata
Cinquant’anni fa – primi mesi del 1971 – tutta la stampa progressista e di sinistra italiana lanciava un allarme: è in atto l’offensiva di una egemonia culturale di destra. Era successo che nel corso del 1970 l’editore Rusconi – quello di rotocalchi di grande diffusione come Gente, Gioia o Eva Express – aveva inondato le librerie con libri di grande impatto come Il Signore degli Anelli di Tolkien, Il mito del mondo nuovo di Eric Voegelin, Filosofia della reazione di Armando Plebe, Il manifesto dei conservatori di Giuseppe Prezzolini e Tramonto o eclissi dei valori tradizionali? di Augusto Del Noce e Ugo Spirito.
Con la casa editrice Rusconi si respira aria di anticonformismo
Una nuova casa editrice – ma non di sinistra – si affiancava competitivamente a Mondadori, Rizzoli e Einaudi. Un vero e proprio scandalo per l’establishment italiano e una boccata d’aria per la maggioranza del pubblico, decisamente non di sinistra. Accanto a quei titoli, Rusconi, rilancerà poi titoli di Ernst Jünger (Heliopolis e Sulle scogliere di marmo), di Pierre Drieu la Rochelle (Che strano viaggio), di Mircea Eliade (Mito e realtà) oltre a classici come De Maistre, Donoso Cortés e Pavel Florenskij. Per non parlare di Georges Bernanos, René Guénon, Cristina Campo, Simone Weil, Fausto Gianfranceschi…
Chi era Alfredo Cattabiani
Dietro questa grande operazione metapolitica, un intellettuale di soli trentatré anni con alle spalle altre importanti esperienze: Alfredo Cattabiani. Un torinese – classe 1937 – che aveva vissuto e studiato in una città egemonizzata “dalle contraddizioni totalitarie della cultura marxista-leninista” e dall’“intolleranza di quelle neo-illuminista e neo-positivista”. Già a Torino, nel 1962 – a soli 25 anni, appena laureato – insieme a un gruppetto di amici che gravitava attorno a Augusto Del Noce aveva fondato le Edizioni dell’Albero, per opporsi a quello che ritenevano essere il monopolio della cultura di sinistra. Nel ’66 Cattabiani diventa poi direttore editoriale delle Edizioni Borla, dove resta fino al 1969 pubblicando autori allora “dimenticati” o censurati come Hans Sedlmayr, Abraham Heschel, Mircea Eliade e Chogyam Trungpa. Nel frattempo traduce saggi su Céline e Drieu e pubblica libri suoi con l’editore Volpe.
La critica al progressismo
Il successo arriva però con la sua direzione della Rusconi. Intervistato nel ’71, dichiarava a Panorama: “La nostra idea di base è la critica al progressismo, in qualsiasi forma si presenti: dalle avanguardie alla critica letteraria, dalla cultura di massa alla contestazione. Secondo me il pubblico è stanco di essere strumentalizzato dalla pseudocultura di sinistra”. Uno studioso della destra come Giovanni Tassani collegava direttamente l’iniziativa di Cattabiani e Rusconi a quella trasformazione dell’opinione pubblica “che favorirà l’affermazione del Msi nelle amministrative parziale del 1971, e che porterà, a passi successivi, alla liquidazione del centro-sinistra come formula di governo…”.
La trilogia di Tolkien
Del fiuto editoriale del direttore della Rusconi basta ricordare di quando gli telefona il suo amico Mario Ubaldini per offrirgli la pubblicazione della trilogia di Tolkien. E Cattabiani non esita a dargli un’occhiata: “Mi bastarono 50 pagine per capire che poteva essere un successo. Lo feci leggere a Quirino Principe e a Elémire Zolla e mi convinsi ancora di più. “Guarda – mi disse Zolla – gli studenti americani si appuntano dei bottom su cui scrivono: Frodo lives. Prima o poi l’eco di tutto questo non potrà che arrivare anche in Italia…”. Grande successo tra i lettori, ovviamente, mentre l’ostracismo della sinistra nei confronti di Cattabiani, da Pedullà a Valerio Riva sino all’Espresso dilagava…
Caporedattore a Il Settimanale
Nel 1979 Cattabiani lascia la Rusconi e si getta nel giornalismo culturale: diventa caporedattore culturale a Il Settimanale (dove lavorava insieme a Giano Accame e faceva collaborare tra i tanti Franco Cardini e il giovane Stenio Solinas) e poi passa a collaborare con più testate e a curare alcuni programmi su Radio Rai. Quindi la sua ultima fase, da scrittore di grande successo, occupandosi a tempo pieno di immaginario popolare, storia delle religioni, simbolismo e tradizioni.
I best seller e la metapolitica a destra
E i suoi grandi best seller: Calendario, Bestiario, Santi d’Italia, Florario, Planetario… “Forse siamo – spiegò nella prefazione al Calendario – sulla soglia di una mutazione epocale. Se così fosse, non sarebbe del tutto inutile ripercorrere a futura memoria, come fece Macrobio al tramonto della religione e della civiltà romane, l’intreccio di feste che hanno formato il nostro popolo”.
Una domanda viene però spontanea: come mai, dalla sua scomparsa nel 2003 a oggi, Alfredo Cattabiani è un autore “rimosso” dalle stesse commemorazioni della cultura di destra? Forse perché – e questo è un dato – è stato uno dei pochi a “fare metapolitica” sul serio e a egemonizzare l’immaginario di un periodo della nostra storia recente?