Faccetta nera, Donazzan la canta alla Zanzara. Il Pd: Zaia le tolga le deleghe da assessore

11 Gen 2021 11:52 - di Redazione

Elena Donazzan alla gogna progressista per avere cantato una strofa di Faccetta nera. Non si trattava certo di apologia: era una canzone che la Donazzan, assessore all’Istruzione in Veneto, ha cantato introducendo un video in cui invitava a storicizzare la questione della pasta la Molisana accusata di nostalgia per il “sapore littorio” delle abissine (un formato di pasta).

Elena Donazzan ospite a “La zanzara”

L’assessore Donazzan ha poi replicato il motivetto iniziale della canzone alla trasmissione La Zanzara, incalzata dai conduttori Davide Parenzo e Giuseppe Cruciani. I quali le hanno chiesto cosa preferisse cantare tra Bella Ciao e Faccetta nera. Donazzan ha cantato  quest’ultima, spiegando di averla imparata da bambina in famiglia. “Magari la Boldrini, se glielo chiedete, canta Bella ciao”, ha commentato.

L’esibizione diventa subito un caso

L’esibizione canora diventa un caso per la solita malafede della sinistra, che vi vede un intento apologetico. “Chi canta inni fascisti non può stare in un’istituzione e, peggio, fare l’assessore all’Istruzione. Abbiamo assistito sconcertati alla ‘performance’ di Elena Donazzan e presenteremo un’interrogazione a Zaia non solo per chiedergli di dissociarsi ufficialmente, ma per sapere se intende toglierle le deleghe, visto che lei non darà autonomamente le dimissioni. E un episodio gravissimo, purtroppo non il primo, che non può essere ancora derubricato a ricordo di infanzia o goliardata”.  Ad affermarlo in una nota sono i rappresentanti del Partito Democratico Veneto. Da parte sua il governatore Luca Zaia ha detto che a suo avviso la Donazzan dovrebbe scusarsi. Mentre il governatore sulla richiesta di dimissioni dell’assessore da parte dell’opposizione in Regione e dalla richiesta di toglierle le deleghe ha risposto: “Prendo atto di queste richieste, ne ho tutti i giorni…”.

La vera storia di Faccetta nera

I quali ignorano che Faccetta nera non è tra l’altro nemmeno un inno fascista. Faccetta nera, canzone che risale al 1935, all’origine era addirittura stata composta in romanesco. Era il 24 giugno e al teatro Capranica di Roma Carlo Buti cantava il pezzo scritto da Giuseppe Micheli – anche se poi venne registrato con la firma del figlio, Renato – su musica di Mario Ruccione. Scritta di getto dal noto poeta e giornalista, autore anche di un precedente motivo popolare come La Romanina, quella canzone destinata al mercato della musica leggera conquistò subito un successo clamoroso. Proprio mentre l’Italia si apprestava all’avventura africana in Etiopia, tutti cominciarono a cantarla, tanto che dopo qualche mese l’autore dovette tradurla in perfetto italiano.

 

 

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