Conte ha annunciato le dimissioni in Cdm e sta salendo al Colle. Reincarico, Draghi o voto?
Il viaggio di Conte è finito: lo ha annunciato pochi minuti fa egli stesso ai suoi ministri, a Palazzo Chigi, prima di recarsi al Quirinale per rassegnare le dimissioni al presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Sarà lui, dopo uno stretto giro di consultazioni, a decidere se ci sono le condizioni per ridargli l’incarico e provare a formare una nuova maggioranza con i responsabili oppure affidargli solo l’ordinaria amministrazione per traghettare l’Italia al voto, come chiede il centrodestra. Terza ipotesi, un governo di salvezza (si fa per dire…) nazionale, con un garante del Colle come Mario Draghi, Marta Cartabia o Carlo Cottarelli.
Conte tradito anche dai centristi e costretto a dare le dimissioni
Saltato definitivamente il banco Udc, che non farà parte dei ‘responsabili’ o ‘volenterosi’ rimanendo nel centrodestra, Conte ha così dato una svolta allo stallo. Quelle di oggi saranno consultazioni lampo – la crisi sanitaria che stiamo vivendo lo impone – dopodiché, salvo sorprese, si tenterà la strada di un Conte ter. In una manciata di ore il presidente del Consiglio dovrà trovare i numeri che ha cercato disperatamente dopo lo strappo di Matteo Renzi, senza trovarli. Un’impresa che sembrava fattibile, ma che si è poi rivelata di gran lunga più complicata del previsto.
La speranza, ora, è che il fantasma di una fine traumatica della legislatura – si legga ritorno al voto – induca molti a percorrere la strada della responsabilità. “Il passaggio per il cosiddetto Conte ter è ormai inevitabile ed è l’unico sbocco di questa crisi scellerata”, è il messaggio che arriva dalle file del M5S, compatte su Conte. Anche il Pd con il segretario Nicola Zingaretti ribadisce il sostegno a Conte per una maggioranza con “una base parlamentare ampia”. Infine Leu con Roberto Speranza: “Sono al fianco di Conte”.
Gli ostacoli nella ricerca di una maggioranza allargata
Ma di ostacoli su questo cammino ce ne sono molti e il premier li ha bene in mente. Il primo, il più difficile da aggirare, è proprio rappresentato dal leader di Italia Viva e da una maggioranza che, per quanto allargata, potrebbe avere numeri risicati, soprattutto a Palazzo Madama. Per Conte un ritorno con Renzi è da escludere, l’unica via percorribile resta quella dei ‘volenterosi’ con cui sostituire la pattuglia di renziani. Su questo, raccontano, il premier appare irremovibile.
Ma il Pd sembra non essere così indifferente alle sirene di Italia Viva. Almeno pezzi del Pd. Quando si parla di maggioranza ‘ampia’ si intende anche Iv? Ambienti parlamentari dem fanno notare che, se le dimissioni di Conte sbloccassero i nuovi gruppi a sostegno dell’avvocato, il rientro di Iv potrebbe essere gestito togliendo centralità a Matteo Renzi. Insomma, allargare la maggioranza per togliere il ‘golden share’ a Iv in Senato.
Italia Viva deve decidere se rientrare o meno
Da ambienti renziani, ci si crede poco che la maggioranza ‘ampia’ possa fare a meno del gruppo di Italia Viva. E nella serata dell’annuncio delle dimissioni di Conte, da Iv si manteneva un profilo basso. Nessun ‘festeggiamento’ o rivendicazione su chi ha vinto. “Da parte nostra né veti e né preclusioni – si spiegava all’Adnkronos -, quanto scritto nel documento firmato da tutti i parlamentari Iv valeva prima e vale ancora di più oggi. Siamo per il dialogo e per confrontarci su come dare un governo più forte a questo Paese”.
Ma la diffidenza cresce a Palazzo Chigi. Insieme ai dubbi che gli alleati di governo restino leali, mentre si fa spazio il timore che Conte – finora appoggiato indistintamente da Pd e M5S – finisca per diventare il principale ostacolo di un nuovo governo a maggioranza invariata.