Governo, Conte scarso a numeri. Il Pd pronto a scaricarlo in nome (udite udite!) di Renzi
Si è incatenato alla perentoria logica dei numeri Giuseppe Conte. Ma i numeri non ci sono. Meglio, ballano: ben al di sotto della soglia minima necessaria ad ottenere il reincarico per il terzo giro in tre anni. E il tempo stringe. Oggi prendono il via le consultazioni con la salita al Colle dei presidenti di Camera e Senato. Domani toccherà ai gruppi parlamentari. Conte ne ha sfornato uno tutto suo al Senato grazie agli eletti all’estero (Maie) e ad un inossidabile come Bruno Tabacci. Era questa l’arma decisiva su cui contava per scansare la crisi e sostituire i voti di Renzi. Ma è stato un flop: il gruppo non ha aggiunto un solo senatore in più ai 156 ottenuti nel corso della fiducia di dieci giorni fa e lui è dimissionario.
L’accusa: «Conte ha sbagliato tutto»
Un esito prevedibile che fa dire ad una vecchia volpe del Palazzo come Pierferdinando Casini che «Conte ha sbagliato tutto: politicamente, e tecnicamente». L’antica scuola dc parte del principio che gli eventi, compresi quelli negativi, non vadano mai contrastati frontalmente. Applicato alla crisi in atto significa che il premier «sarebbe dovuto salire al Quirinale un minuto dopo» le dimissioni delle due ministre di Italia Viva. In tal modo, spiega Casini, «Renzi sarebbe apparso l’unico responsabile della crisi». Resistendo, invece – ed è qui che l’ex-presidente della Camera sottolinea con la matita blu -, «Conte è diventato parte del problema».
Il leader di Iv e la stoccata finale
Un errore non da poco. Se il premier dimissionario ora annaspa intorno ai numeri è proprio per aver esitato a dare uno sbocco politico alla crisi. Ancora oggi pretende di convincere il Pd a seguirlo nello scontro frontale con Renzi. Ma la lealtà di Zingaretti non è incondizionata. Non foss’altro perché pezzi autorevoli del suo partito vedrebbero malissimo una guerra senza quartiere al loro ex-leader. È il motivo per cui entro poche ore Conte dovrà uscire dalla logica dei numeri per abbracciare quella politica. Ed è proprio a quel varco che lo attende Renzi.