I dubbi di Zingaretti su Conte: la strada è strettissima, molto più stretta di quanto si immagini
Se c’è un partito che ha apprezzato solo a metà il discorso di Giuseppe Conte alla Camera questo partito è il Pd. I maligni assicurano che l’impronta a quell’intervento l’ha data Goffredo Bettini e non Zingaretti. Quest’ultimo anzi, secondo un retroscena del Corriere, appare piuttosto sconfortato.
Zingaretti perplesso sulla caccia ai volenterosi
Troppo netta la chiusura a Renzi, troppo marcata la caccia ai “volenterosi”. Scrive Tommaso Labate: “«Non possiamo accettare di tutto», scandisce Zingaretti di fronte ai senatori che lo osservano a bocca aperta. Nelle ricostruzioni che verranno fatte ex post dai fedelissimi del segretario, dietro quel «di tutto» c’era senz’ altro l’evocazione dello strappo di Italia viva e quel totem sul «mai più con Renzi», con porte invece spalancate a tutti i renziani pentiti o sulla via del pentimento. Ma era presente anche una specie di disappunto rispetto alla caccia indiscriminata ai «costruttori» che Conte aveva allargato a dismisura elencando praticamente tutte le provenienze possibili, dai socialisti ai liberali passando per i popolari”.
Il Pd vuole un patto di legislatura
In sintesi, riflettono ambienti parlamentari dem, il percorso prevede la fiducia, se ci sarà, e poi l’apertura di una interlocuzione per un allargamento della maggioranza. Una maggioranza più solida di quella con Iv e con un programma condiviso. “Questo -dice Zingaretti- passa da quello che accadrà al Senato e dopo, visti i risultati, su come riusciremo a fare un passo ulteriore insieme e ne discuteremo quando ci arriveremo”.
Ma non basterà solo l’allargamento della maggioranza -se ci sarà- a quelle forze europeiste a cui si è rivolto il premier Giuseppe Conte, il Pd si aspetta il rilancio dell’azione di governo. “Io penso che la strada è strettissima, molto più stretta di quanto ci si immagini” anche perché “non possiamo in prospettiva accettare di tutto”, sottolinea il segretario. Un rilancio che passa da quel patto di legislatura su cui era partito un lavoro, poi “interrotto” dalla crisi.