I professori sbugiardano la Azzolina: “Non esiste alcun piano scuola. Così non riapriamo”
Roma, la rivolta dei licei contro il ministro Azzolina prende corpo. I professori dicono no, non si possono riaprire le scuole a queste condizioni. Quasi tutti i docenti dei principali istituti romani sono furibondi. Hanno preso carta e penna e scritto alla ministra e al governo. Riaprire così, fare lezioni in presenza, senza un piano, per poi richiudere, non è possibile. Se per il virologo Ricciardi riaprire le scuole è un errore, per i docenti è pura follia. E mettono nero su bianco il bluff del rientro a scuola il 7 gennaio giocato sulla loro pelle. Sono in tanti. Mentre ferve il dibattito, con tre regioni che hanno stabilito di non riaprire gli istituti, questa presa di posizione è dura e la dice lunga.
Azzolina, la rivolta dei professori
Il liceo Avogadro, il De Sanctis, il Lucrezio Caro, il Gullace, il Tasso. E tante altre adesioni stanno giungendo in tempo reale mentre stiamo scrivendo. Un cospicuo gruppo di docenti del Liceo Scientifico “A. Avogadro” ha scritto una lettera che coglie il senso del no alla riapertura forzata voluta dalla ministra. Il governo dice bugie -fanno intendere- “nessun documento in merito a una aggiornata/modificata/potenziata articolazione del trasporto pubblico nel Lazio e/o nella città di Roma”. Era stato promesso, “ma non si trova traccia di un nuovo piano del trasporto pubblico locale. Così come non vi sono certezze su avvenuti investimenti pubblici per l’incremento del parco-mezzi, anche sul versante della acquisizione in affitto e/o la concessione in subappalto alle aziende del trasporto privato”.
Scuola, dall’Azzolina nessun piano
I professori atterrano la Azzolina, ma anche la De Micheli. “Un piano operativo per il trasporto pubblico ancora non c’è. Si leggono parole, dichiarazioni, proclami, titoli sui giornali. Ma un documento pubblico, ufficiale, con un impegno concreto, messo nero su bianco da istituzioni e aziende coinvolte, non è stato ancora diramato. Lo afferma anche l’associazione dei presidi. “Sul sito del Ministero dell’Interno, campeggia l’annuncio che è “pronto il piano operativo” per il rientro a scuola nella città di Roma. Scorrendo l’articolo che segue il proclama, tuttavia, si capisce ben presto che in realtà non c’è nessun piano, o quantomeno l’articolo non lo dettaglia”.
I prof beffati: l’Atac detta la loro agenda
Poi la beffa: a meno che non si voglia considerare “piano operativo per la mobilità” quello di scaricare sulle scuole l’onere di sostituirsi, con la solita buona volontà, a un non-piano fantasma. E così, oltre al danno la scuola subisce l’ennesima beffa: perché sul sito del Ministero dell’Interno si legge che il piano per la ripresa in sicurezza si basa sul “raccordo tra gli orari di inizio delle attività didattiche e quelli del trasporto pubblico”. Con la ben nota proposta delle due fasce di entrata e la “ridistribuzione della popolazione studentesca anche sul sabato”. Ma è lecito, anche solo banalmente dal punto di vista semantico, parlare di “raccordo”?
“Come al solito, in Italia chiunque può dettare l’agenda alla scuola, adesso anche l’ATAC“. Questo atteggiamento – lamentano i docenti- è il sintomo di come la scuola è sempre sacrificabile. Chiedono agli insegnanti di sopperire all’ennesima falla sistemica. Due fasce orarie più il sabato significano ore di buco per i prof e scompensi organizzativi che non possono essere risolti in una settimana. I professori sono sempre stati disponibili in questo ultimo anno a farsi carico di dover conciliare la didattica con la salvaguardia della salute pubblica. Ma la corda ora si è rotta.
“Non si può riaprire la scuola a queste condizioni”
“Crediamo che le nostre alunne e i nostri alunni abbiano il sacrosanto diritto di tornare a scuola in presenza ed è questo che ci auguriamo per noi stessi e per loro. Ma non in questo modo. Non senza un piano efficace di potenziamento del trasporto pubblico che garantisca la loro e la nostra sicurezza; non senza un piano operativo dei tracciamenti su base settimanale per riuscire a monitorare e se necessario contenere efficacemente la diffusione dei contagi; non senza i necessari interventi di adeguamento delle strutture scolastiche. Solo quando ci saranno queste pre-condizioni create dalla politica, solo allora si potrà tornare in classe”. Non prima.