Il Pd vuole primarie online per il Campidoglio. L’ironia di Calenda: «Mancava solo Rousseau»
Non c’è solo il rebus della crisi di governo ad impensierire il Pd. L’altro fronte è quello della tornata amministrativa della prossima primavera. Una contesa di rilevanza nazionale, visto che si voterà a Roma, Milano, Torino, Bologna, Trieste e Napoli. La data più probabile dovrebbe essere maggio con ballottaggi a giugno. Lunedì prossimo la segreteria nazionale Pd dovrebbe riunire le federazioni delle città al voto. A sinistra come a destra manca ancora la maggior parte dei candidati. La situazione politicamente più calda resta quella di Roma. Qui le sfide nella sfida sono più d’una. A partire dalla corsa solitaria di Carlo Calenda.
Lunedì riunione dem sulle città al voto
Il Pd non sembra intenzionato ad incoronarlo senza primarie, ma lui di selezione preventiva non vuol sentir parlare. La Capitale è importante soprattutto per gli equilibri di governo. Pd e M5S sono insieme nel governo e diversissimi in Campidoglio. L’uscente Virginia Raggi ha già annunciato la propria ricandidatura, ma Zingaretti non dispera di giubilarla attraverso un promoveatur nell’eventuale rimpasto della squadra dei ministri. Il rapporto coi Cinquestelle è un altro motivo di grande frizione tra Calenda e il suo ex-partito. Al momento, a sostegno del leader di Azione c’è solo Italia Viva. Potrebbero esserci anche i Radicali. A patto – spiega in una nota il leader capitolino Leone Barilli – che l’ex-ministro partecipi alle primarie. Staremo a vedere.
Calenda e Pd ai ferri cortissimi
Anche perché tutti ne parlano, ma nessuno sta cercando di organizzarle. L’idea sarebbe quella di organizzarle online. Una soluzione che stuzzica l’ironia di Calenda. «Mancava Rousseau – scrive in tweet -. Ora c’è anche quello. Forse sarebbe bastato chiedere la condivisione a Casaleggio». Una vera sferzata che non sfugge all’ideatore delle primarie online, il deputato Stefano Vaccari, responsabile dell’organizzazione del Pd. «La piattaforma – tuitta a sua volta – servirà semplicemente a esercitare un diritto, quello al voto, senza correre rischi. Perché il Covid non chiede il permesso a nessuno per la condivisione del contagio». Quindi la stoccata finale: «Signor Calenda, quando ripete agli altri di occuparsi di cose serie, faccia altrettanto».