La filosofia di Rosario Assunto, un tesoro da non far sbiadire nei labirinti della memoria
Spigolando tra le risorse che il Mare Magnum dell’informatica offre, non troppo casualmente mi sono incontrato con la figura dello storico delle religioni Elemire Zolla. Per essere più precisi con la rivista da lui fondata nel 1969 e diretta fino al 1983 “Conoscenza religiosa”. Periodico, che nasceva in una fase nella quale gli epigoni della “Contestazione” erano ancora vivissimi. La violenza politica diffusa su tutto il territorio nazionale. Il terrorismo, che attuava i suoi progetti sanguinari di destabilizzazione del sistema. Un quadro complessivo, non certo dei migliori per accogliere “Conoscenza religiosa”. La scelta editoriale, costituiva un azzardo in sè. E dando un’occhiata a quello che si è rivelato essere l’altissimo livello dei collaboratori, che spaziavano da Eugenio Montale, Cristina Campo, Guido Ceronetti, Jorge Louis Borges, Piero Citati, Rosario Assunto, che si poteva assaporare il lievito dell’iniziativa trimestrale intrapresa dalla casa editrice “La Nuova Italia”.
Rosario Assunto e la sua filosofia “particolare”
Tra la rosa, di queste personalità, la nostra attenzione si è soffermata su Rosario Assunto. Nato a Caltanisetta il 28 marzo 1918 diede commiato a Roma il 24 gennaio 1994. Assunto è stato Professore di Estetica alla Facoltà di Filosofia di Urbino e titolare della cattedra di Storia della Filosofia al Magistero di Roma. Confesso che la sua opera e il suo nome, che comunque mi erano presenti, stavano sbiadendo nei labirinti della memoria. Questa consapevolezza, mi ha indotto, a riportare attenzione sul suo lavoro. Ne sono rimasto rapito. Catturato. Partendo da considerazioni, sul paesaggio in genere e sui giardini in particolare, il filosofo si approccia ad essi con ottica molto personale.
Il giardino come oggetto di riflessione
Leggendo, i passaggi di questo itinerario, con strumenti di valutazione e approccio di conoscenza assolutamente alternativi a quelli correnti. Assunto, sviluppa considerazioni sulla struttura di quello che a un primo sguardo, non acuto quanto quello del filosofo nisseno, può apparire non così rilevante. L’oggetto di riflessione è “il giardino”. Materia da affrontare tutto sommato innocua e di facile gestione. Ma il Professore, da questo argomento crea un ariete, atto a scardinare convincimenti consolidatisi tra i suoi contemporanei. Opinioni, quest’ultime, nutrite all’ombra della contingenza, e dello schema produzione, profitto.
Il materialismo e le contorsioni ideologiche
L’idolatria dei consumi e dell’accumulazione della ricchezza. Rosario Assunto rivendica innanzitutto l’autonomia del giardino da questo schema. “Spazio limitato, ma aperto, presenza non rappresentazione, dell’infinito nel finito”. La frase riportata, fa intendere chiaramente, su quali latitudini il Professore siciliano desidera impostare i ragionamenti. I termini economici, pratici e materialisti, sono profili marginali, insufficienti e degradati, per effettuare una indagine approfondita e complessiva. Nel testo da lui scritto: “Ontologia e teleologia del giardino”, in modo chiaro ed esplicito, si colloca contro la funzione utilitaristico materialista del giardino come “spazio attrezzato”. Ossia, utilizzato per fini di attività meramente ricreative di natura sportiva. Definizione, fortemente osteggiata dall’intellettuale nisseno. Frutto a suo avviso, di quel pensiero materialista e avviluppato di contorsioni ideologiche, per le quali il giardino era, additato da dopo la Rivoluzione Francese in poi, come luogo di ozio, per gli appartenenti alle classi privilegiate.
Il diritto alla bellezza
Il Professore, scavalcava a pie’ pari questa impostazione di pensiero con evidenti venature di “lotta di classe”. Affermando il diritto alla “Bellezza”, che come per le opere d’Arte, è finalizzata alla totalità del genere umano. Il giardino è evocativo di una ampia gamma di emozioni e sentimenti che in esso si possono vivere. Un luogo dell’anima. Dello spirito. Per concentrarsi, contemplare, pregare. Luogo per ritrovare il contatto con il proprio essere. La natura. In parole povere un luogo nel quale poter assaporare il segreto dell’armonia del mondo. Concezione stonata, fortemente stonata, rispetto al corollario di attitudini, delle quali dovrebbe essere dotato lo “homo faber”. “L’uomo che contempla il giardino … solleva se stesso sopra della mera caducità di vivente”. Questo è un passaggio illuminante, del pensiero dell’autore di “Ontologia e Teleologia del giardino”. Nella sua visione, ciò che nel pensiero dominante della società contemporanea viene considerato come un disvalore, quale la contemplazione, assume tutta un’altra luce. Un significato, profondo e necessario da cogliere, considerando l’esistenza nella sua piena complessità.
La condizione dell’uomo nell’Eden
Ovviamente, questo rispetto della natura, riferito non solo al giardino, ma al paesaggio nel suo insieme, si nutre di sentimenti ancestrali. Non, quindi un sentimento, inerente soltanto a criteri dettati da valutazioni di ordine estetico. E’, un sentire articolato, complesso, tenuto con riserbo. Il giardino, inteso con la considerazione e l’accuratezza con le quali viene tenuto nelle religioni monoteiste. Dimensione che ci riporta in uno stato di nostalgia, della condizione dell’Uomo nell’Eden. Seguendo questi percorsi teologici metafisici, le divaricazioni delle chiavi di lettura, diventano più pronunciate. La frizione, che si determina su queste visioni radicalmente inconciliabili, non pesava di certo a un personaggio solitario e schivo come Assunto. Non di meno, alcune delle sue intuizioni alimenteranno i temi dell’ambientalismo.
Rosario Assunto e l’antichità come futuro
L’uomo era molto cortese e garbato, quanto fermo nei convincimenti. Ebbe modo, di evidenziare queste caratteristiche, quando in nella sua qualità di docente universitario, oppose il suo rifiuto alla concessione del sei politico. Presa di posizione, accettata dagli studenti stessi con rispetto. Anche questa un’altra scelta, effettuata contro tutti i conformismi del momento. Pubblicò molto, da “L’antichità come futuro” a “Giardini e rimpatrio”, a la bellezza come assoluto, l’assoluto come bellezza”. Opere che gli diedero prestigio internazionale. L’affermarsi delle filosofie pragmatiche utilitariste, sono ad avviso del filosofo, causa del mito del “giardino perduto”, sotto il suo profilo estetico e spirituale. Ma altro aspetto che coglie Assunto è quello educativo del giardino: “… che tutto il popolo si comporti in essi da principe, il giardino sia luogo di educazione estetica, nel quale ognuno … sia dalla bellezza del luogo educato a comportarsi da principe”. Una bella lezione di democrazia sostanziale e “verticale”.