Papa Bergoglio alimenta le aspettative dei preti sposati: «Riammetti anche noi al ministero»

12 Gen 2021 19:43 - di Fortunata Cerri
Preti sposati

I preti sposati chiedono una modifica del canone 277 per tornare a dire messa. Lo fanno all’indomani del Motu proprio che sancisce il via libera alle donne sull’altare per le letture e la distribuzione dell’eucaristia. «Per le donne – scrivono in una nota rilanciata dal sito paravaticano Sismografo –  il Pontefice ha modificato il codice canonico con il motu proprio Spiritus Domini. Ora lo modifichi anche per riammettere noi al ministero».

Preti sposati, cosa dice il diritto canonico

Ecco cosa si legge nel codice di diritto canonico oggi in vigore, al canone 277. «I chierici sono tenuti all’obbligo di osservare la continenza perfetta e perpetua per il regno dei cieli.  Perciò sono vincolati al celibato, che è un dono particolare di Dio mediante il quale i ministri sacri possono aderire più facilmente a Cristo con cuore indiviso e sono messi in grado di dedicarsi più liberamente al servizio di Dio e degli uomini». Ed è proprio questo canone che i sacerdoti sposati chiedono di modificare in vista dello loro riammissione al ministero pastorale.

Preti sposati: l’appello a Papa Francesco

Alessandro Manfridi, direttore dell’associazione Vocatio che raccoglie preti sposati e che prima della pandemia ha sempre organizzato incontri per tenere alta la questione, osserva: «Papa Francesco sta dando input su tanti aspetti molto importanti, a livello sociale ed ecclesiale, ma al momento mi pare che si sia espresso in maniera molto chiara da questo punto di vista. Il discorso sarebbe da sollevare sulla realtà di tante persone che hanno fatto la scelta di sposarsi: restano lì a disposizione alla finestra ma al momento…».

«Il mondo non è tra le mura di una parrocchia»

Il direttore di Vocatio non ne fa tanto una questione numerica legata alla crisi di vocazioni. «Questo tipo di legge può portare a vivere male chi la deve vivere. Il punto fondamentale è quello del lavoro. Nel momento in cui si fa la scelta, ci si preclude l’indipendenza economica e a meno che si abbiano attività lavorative pregresse, penso ad esempio, all’insegnamento, si rimane totalmente dipendenti dall’istituzione. Chi è tra i 40-50 e i 60 anni però ha problemi seri da affrontare nel momento in cui non può più esercitare la sua funzione. Ora con la pandemia sono arrivati grossi scossoni. Il mondo non è tra le mura della parrocchia, il mondo deve essere raggiunto. Input ne sta dando tanti il Papa in tal senso però c’è ancora tanta strada da fare».

 

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